Il tatuaggio stile di vita, le opere su pelle di Marco Manzo sbarcano alla Biennale

Il tatuaggio stile di vita, le opere su pelle di Marco Manzo sbarcano alla Biennale
La performance “Stigma- Il segno” farà si che quest’ultimo, dopo aver confluito nel design e nella scultura già presenti con l’installazione...

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La performance “Stigma- Il segno” farà si che quest’ultimo, dopo aver confluito nel design e nella scultura già presenti con l’installazione ambientale di cui Manzo è autore, divenga ornamento della struttura portante del corpo umano, ovvero la colonna vertebrale, su cui verrà incisa una linea retta di colore rosso, traccia indelebile che sarà propria in tale occasione di una delle mannequin più note al mondo, Maria Carla Boscono..





A dare testimonianza di come pittura, scultura, architettura siano tutte figlie del disegno, poiché generate da quest’ultimo sarà la performance “Stima-Il segno” di Marco Manzo, designer, scultore e tatuatore, che si svolgerà il 29 ottobre alle ore 11 all’interno del Padiglione Guatemala, nell’ambito della 16.Biennale di Venezia Architettura. L’artista tra l’altro è già partecipante a questa edizione della Biennale, nel Padiglione Guatemala, con una installazione composita che accoglie una monumentale scultura-struttura, delle lastre tatuate e due progetti architettonici, laddove ogni elemento è contraddistinto da quel segno primordiale che rinvia alle tradizioni e alla cultura guatemalteca, in uno stretto rapporto di richiami e continuità.

 
La performance “Stigma- Il segno” farà si che quest’ultimo, dopo aver confluito nel design e nella scultura già presenti con l’installazione ambientale di cui Manzo è autore, divenga ornamento della struttura portante del corpo umano, ovvero la colonna vertebrale, su cui verrà incisa una linea retta di colore rosso, traccia indelebile che sarà propria in tale occasione di una delle mannequin più note al mondo, Maria Carla Boscono.

 
Durante lo svolgimento della performance, alcune indossatrici “vestiranno” lo stile ornamentale, già presente in forma statica sulle opere esposte, in un intreccio tra organico e inorganico, vita e morte, generando così un’onirica rappresentazione dell’effimero che incontra l’imperituro.
 

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Corriere Adriatico