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GROTTAMMARE - Se due eventi hanno caratterizzato la storia di San Benedetto del secolo scorso, questi furono la tragedia del Rodi e il Rogo del Ballarin. Ma mentre il secondo fu subìto come una incomprensibile fatalità, il primo scandì la potente protesta di un’intera città, il vero Sessantotto locale. Rivive dunque oggi e domani (prima proiezione ore 18,30) al Teatro delle Energie di Grottammare, a 50 anni dai fatti, grazie alla memoria che ne fa il festival “Teatri Invisibili” quell’evento drammatico e culturalmente dirompente.
Torna con il docufilm “Mare e rivolta”, per i promotori «una potentissima suggestione» che accompagna sin dall’inizio le loro vite, indirizzato i pensieri, infiammato le passioni e incarnato i desideri di trascendenza, custodito la la voglia condivisa di superare confini e barriere, segnato profondamente le gioie e dolori. E la storia drammatica del naufragio (avvenuto di fronte a Grottammare, alla vigilia di Natale del 1970), della morte dei suoi dieci uomini d’equipaggio e quella della rivolta di popolo legata al ritardo percepito come colpevole delle autorità del tempo nel soccorso dei probabili superstiti e nel recupero del relitto sono una sintesi del rapporto profondo tra la spietatezza di un mare che tradisce proprio quegli uomini che lo hanno solcato con rispetto, devozione, coraggio e fatica e il grido collettivo di una comunità solidale che si solleva contro l’inerzia di uno Stato ritenuto incapace di tutelare i suoi cittadini e accusato di iniquità e ingiustizia: proprio quello che tanti, allora, volevano ribaltare sin dalle fondamenta «per renderlo più giusto e rispettoso del diritto di tutti di condurre una vita dignitosa» dicono i protagonisti di quella stagione.
Fu un moto popolare che non uccise, non distrusse, non suscitò odio ma passione condivisa quello che scosse per giorni la comunità locale: e il rapporto profondo instauratosi tra i marinai e i giovani rivoluzionari portò, nell’immediato, al recupero del relitto e delle vittime e, qualche anno dopo, alla conquista del primo contratto nazionale legato al mondo della pesca.
«Noi avevamo una decina d’anni - parla per tutti Piergiorgio Cinì - e vivemmo da testimoni intimoriti e addolorati i fatti di quei giorni: è ancora vivo il ricordo della stretta di mano dei nostri fratelli maggiori che ci portavano con loro sui binari della stazione bloccati e sulla statale interrotta da barricate a nord e sud della città, quella delle nostre madri che tentavano in ogni modo di rassicurarci e quella dei nostri padri che ci fecero partecipare al funerale delle prime vittime recuperate.
Corriere Adriatico