Matarazzo, scatti qui e ora. Un’insolita galleria di ritratti dal 21 gennaio al Museo Ghergo di Montefano

Matarazzo, scatti qui e ora. Un’insolita galleria di ritratti dal 21 gennaio al Museo Ghergo di Montefano
Un’insolita galleria di ritratti fotografici sarà esposta, dal 21 gennaio al 5 febbraio, al Museo Arturo Ghergo di Montefano. È composta dai volti di quindici...

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Un’insolita galleria di ritratti fotografici sarà esposta, dal 21 gennaio al 5 febbraio, al Museo Arturo Ghergo di Montefano. È composta dai volti di quindici personaggi, che Giovanni Matarazzo ha coinvolto in “Qui e ora - Attraversando microcosmi”.

 

Un libro, prima ancora che una mostra, in cui l’autore raccoglie i resoconti – foto e conversazioni – di chiacchiere registrate, e immagini carpite, con il loro consenso, al flusso del racconto. Matarazzo, ascoltandoli, li seguiva con la sua Nikon, fermando sguardi, smorfie, battiti di ciglia, sorrisi, fronti aggrondate. «Questi scatti – scrive nella sua prefazione Giovanna Bonasegale, la storica dell’arte che, in passato, ha diretto la Pinacoteca Podesti di Ancona – rompono una delle tradizioni ritrattistiche e ne propongono un’altra. Derivano, infatti, non da sedute di posa, ma da lunghi dialoghi, durante i quali entrambi i soggetti – chi ascoltando osserva e chi parlando si lascia osservare – sono testimoni l’uno dell’altro e instaurano senza forzature e con naturalezza empatica, un legame». Quel legame, che è nato, o si è rafforzato durante gli incontri, è testimoniato dalle parole di ognuno, riportate accanto alle foto.


La chiamata

I personaggi, uomini e donne, di età che vanno dall’adolescenza alla tarda maturità, hanno risposto a una call su Fb di Giovanni Matarazzo. Tra loro, interpreti di esperienze le più disparate: da quella di designer, di Gianni Veroli, a quella di animatore di comunità, com’è stato Massimo Albertini. Ognuno di loro narra il suo “qui e ora” del titolo, che non può prescindere dalla vita vissuta, e che lancia sul futuro la speranza di nuovi obiettivi da raggiungere, di bilanci da stilare, di rimpianti da inventariare. Tra loro, c’è l’attore Mauro Mercatali, che sta «provando a rimettersi in gioco», e c’è Marco Grati, anima dei Via Verdi, il gruppo anconetano che negli anni ‘80 vendette quattro milioni di copie della hit “Diamond”. Dice: «Sogno che piovano dall’iperspazio le due note che cerco da tutta la vita». E mentre parla, gesticola. Matarazzo ha fissato quei gesti, sottolineature delle frasi che scorrono accanto alle foto: di Andrea Muti, fotografo egli stesso, di Silvano Sbarbati, del medico Nicoletta Molini e di Rodolfo Bersaglia, di Francesco Brunori e di Susanna Fulgi, di Alessia Paggi, Federico Veroli, Lucia Bisognini, Olga Terranova e Patrizia Coduti.


Poi, a chiudere ogni seduta, e ognuno dei quindici capitoli del libro, si affaccia dalle pagine un ritratto. In posa? «No, ma – commenta Giovanni Matarazzo - rappresentativo, secondo il mio punto di vista, dell’esistenza, del carattere, dello stato d’animo. Quello che mi ha convinto a fare di questa esperienza una mostra è la consapevolezza che ognuno di loro, dopo aver deciso di mettersi in gioco, a poco a poco si è affidato con tutto se stesso all’ascolto e all’obiettivo del loro interlocutore». Una sorta di confessionale, ma senza giudizi, condanne o assoluzioni.

 

 

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Corriere Adriatico