​La musica in punta di voce con Fresu e Di Bonaventura

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ROMA - “Raccontare la nostra musica in punta di voce, ma anche i nostri silenzi, il nostro piccolo canto interiore”. È quanto, secondo Paolo Fresu, è riuscito a fare Wenn Haus dem Himmel... (Quando dal cielo...) il documentario di Fabrizio Ferraro, in sala dal 16 aprile con Boudu, che ha seguito il trombettista jazz e il bandoneonista Daniele Di Bonaventura nella registrazione del loro nuovo album, “In maggiore”, con il grande produttore e fondatore dell'etichetta Ecm, Manfred Eicher.


Il primo appuntamento live ieri in concerto con Di Bonaventura all'Auditorium Parco della Musica di Roma e stasera al Teatro La Fenice di Senigallia alle 21.



Un viaggio, tra bianco e nero e colore, che ha come scenario principale un auditorium vuoto, quello della Rsi, a Lugano dove si svolge la session, tra brani già nel repertorio dei due musicisti, invenzioni e improvvisazioni.



“L'interesse per me era rincorrere la musica, il suono di Daniele e Paolo. Per questo non li ho ripresi frontalmente come in un concerto. Noi volevamo stare in ascolto, anche di un paesaggio. Non abbiamo invaso i loro spazi, abbiamo atteso le meraviglie che potevano arrivare”, spiega il regista.

Proprio l'approccio di Ferraro ha convinto Fresu a partecipare al progetto: “Quando mi chiedono di riprendere in sala di registrazione sono sempre preoccupato, perché una presenza estranea distrae, può far perdere il filo. Invece Fabrizio, con cui già avevamo collaborato in passato, e la sua troupe sono stati di una discrezione assoluta, non li abbiamo nè sentiti nè visti”.

Il documentario, che nel titolo cita una poesia di Holderlin, rende appieno non solo la grande sintonia fra i due jazzisti ma anche il carisma di Eicher: “È l'ultimo grande produttore di musica contemporanea, ha prodotto Jarrett e Arvo Part, essere in studio con lui è una straordinaria e rara esperienza, è come lavorare con un grande regista -spiega Di Bonaventura -. Ha un'aura che incute al musicista una grande concentrazione. Però quando raggiunge l'obiettivo è pronto anche a rilassarsi e scherzare”.



Fresu, che a luglio riceverà una seconda laurea honoris causa (dopo quella dell'Università 'Milano-Bicocca’ ndr) dal Berklee College of music di Boston, sottolinea come nel film si ritrovi “il viaggio di scoperte, che è stato “In maggior”. “Ero uscito dalla sala di registrazione con le idee molto confuse, ma quando ho avuto fisicamente l'album, ci ho ritrovato la bellezza del mistero della musica per me, il non sapere mai dove ti porterà” Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico