Mirabella insieme al duo musicale Mercadante a Fano per i “Comizi d’Amore”: «Vi racconterò il Sommo Poeta»

Michele Mirabella con il duo Mercadante
FANO - Il secondo appuntamento dei “Comizi d’Amore” di “FanoxDante”, per far dialogare artisti, filosofi, scrittori e i musicisti intorno al...

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FANO - Il secondo appuntamento dei “Comizi d’Amore” di “FanoxDante”, per far dialogare artisti, filosofi, scrittori e i musicisti intorno al sommo poeta, vedrà domani alle 21,15 sul palco della Rocca Malatestiana Michele Mirabella insieme al duo musicale Mercadante, con il suo “Racconto Dante: Ma mise me per l’alto mare aperto…”. Il “Professore” Mirabella, regista, autore e attore di teatro, radio, cinema e televisione, nonché docente, saggista e giornalista, con il suo noto stile accattivante e persuasivo, proporrà un coinvolgente percorso sul Sommo Poeta.

 


Come dobbiamo chiamarla, professore, dottore, maestro? 
«Mi chiami Michele, anche se in fondo “maestro” ha qualcosa di più poetico, ha un margine più suggestivo visto che si acquisisce in teatro, ad una certa età, rispetto a dottore e/o professore che rimangono qualifiche universitarie».


Nel 2010 lei ha pubblicato il libro “Lo Spettatore Vitruviano”: che rapporto ha con la città di Vitruvio?
«Era un manuale per studenti: l’uomo Vitruviano è la misura della capacità di informazione e deformazione dell’uomo contemporaneo. È uno dei simboli dell’armonia e non a caso si rifà al numero della proporzione sublime che governa le cose di madre natura, la proporzione aurea. In realtà con Fano ho ottimi rapporti per via privata: la ragazza che è stata mia assistente e allieva per tanti anni, e che ora vive in Australia, era di Fano ed ero legato alla sua famiglia da buona e sana amicizia. Ho ricordi di un teatro bellissimo e bevevo spesso la Moretta, un caffè molto alcolico».


E qual è invece il suo rapporto con Dante?
«È ancora quello dell’emozione di 60 anni fa, quando aprii per la prima volta la Divina Commedia: rimasi esterrefatto per l’immane sapienza sublime di questo genio e la sua capacità di captare e intercettare la riflessione globale sugli interrogativi sublimi e drammatici di allora e di oggi. Ma non è di questo che mi occuperò domani, troppo scontato. Vorrei invece sollecitare la curiosità della lettura di Dante, a tutti, a tutte le età. Bisogna leggere sempre i classici, leggerli e interpretarli, non si possono abbandonare alla sciatteria del superficiale studio scolastico e non stancarsi mai di cercare nuove interpretazioni».


Una medicina per l’anima?
«Ogni volta che leggo e rileggo il canto di Ulisse, il primo o l’ultimo del paradiso, il VI dell’Inferno, mi emoziono perché scopro sempre qualcosa di nuovo. È un “Labor” nel senso latino di passione. Basta fermarsi a riflettere su una terzina qualunque per riscoprire, ogni giorno, un modo nuovo di interpretarla. Mi diverto molto a stupire ogni sera i miei musicisti: non c’è mai lettura uguale, forse simile sì, ma c’è sempre un palpito in più, un segmento in più di passione scriteriata». 


E cosa consiglia allora al suo pubblico?


«I libri vanno trasmessi e per fare questo bisogna trattarli come gli spartiti musicali, reinterpretarli. Suggerisco di leggere ogni giorno almeno una terzina, ma anche leggere 9 versi fino al primo punto che trovate. Metteteci un segno e poi affrontate la vostra giornata: ne troverete beneficio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico