Elio oggi e domani al Lauro Rossi presenta “Ci vuole orecchio”: «Enzo Jannacci, l’alieno diventato classico»

Elio sarà oggi e domani a Macerata con lo spettacolo “Ci vuole orecchio” dedicato a Enzo Jannacci (Foto Dorotea Castro/Ufficio stampa)
MACERATA - Non piace solo a Milano e nella Lombardia: Jannacci, cantato da Elio, è amato anche fuori. In ogni posto dove va. Elio, torna oggi e domani, alle ore 21,15, al...

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MACERATA - Non piace solo a Milano e nella Lombardia: Jannacci, cantato da Elio, è amato anche fuori. In ogni posto dove va. Elio, torna oggi e domani, alle ore 21,15, al teatro Lauro Rossi di Macerata con “Ci vuole orecchio – Elio canta e recita Enzo Jannacci”, per la stagione di prosa voluta da Comune e Amat.


Elio come mai la scelta di Enzo Jannacci?
«Perché a me piace moltissimo. Era compagno di scuola di mio padre, e l’ho apprezzato da piccolo».

 
L’ha mai incontrato?
«Qualche volta sì, ma non siamo mai divenuti amici. Nella vita credo che si debbano lasciare andare le cose come vengono».


Quanto l’arte di Jannacci è affine alla sua?
«Moltissimo, anche se il suo è uno stile unico, inimitabile, io lo amo e, proprio per la sua unicità io non lo imito. Lo adoro perché mi piace chi sceglie di percorrere strade alternative».


Perché farlo dunque?
«Per valorizzarlo, e credo che se dopo la quarantesima replica ancora va bene ovunque, direi che questo è dovuto alla sua arte. Forse Jannacci aveva il limite di essere focalizzato sulla Lombardia, a Milano, casa sua, era molto conosciuto. Il nostro spettacolo, dovunque sia andato, ha sempre fatto bene. Se ci si toglie il pregiudizio geografico, quello di Enzo Jannacci è un messaggio universale».


Quanto attuale?
«Beh, direi molto attuale, tanto per i temi, quanto per come li trattava. Univa allegra e tristezza, gioia e malinconia, tragedia e farsa. Chi riesce ad essere sempre attuale è un classico, e mi creda, lui è entrato a pieno titolo in questa categoria. Lui che è sempre stato visto come un “alieno”».


Perchè ritiene che continui a piacere?
«Guardi io ho voluto fortemente questo spettacolo perché volevo far ascoltare Jannacci a chi lo ha sempre sottovalutato, e anche farlo conoscere a chi, magari per età, non ha potuto apprezzarlo. Piace parecchio, è vero, e molti, a fine spettacolo, ovunque, mi dicono “non pensavamo fosse così”».


È uno spettacolo di comicità musicale o di musica comica?
«Si riderà e molto, ma non è solo quello. Jannacci è efficace per gli aspetti comici ma pure per quelli strappalacrime. Non ci crederà ma in alcune occasioni mi ha pure fatto piangere. Era in grado di raccontare tutto con la musica, e con tutto intendo la vita, come quella di tutti i giorni, un miscuglio di cose positive e negative».


Perché, secondo lei, a volte non si riesce a ridere e superare il “politicamente corretto”?
«Questo è un fenomeno che si è iniziato ad avvertire forte negli ultimi anni. E credo che questa paura sia anche legata a internet. Un vero assurdo, direi, perché internet nasce come luogo libero, ma oggi sembra che ci sia quasi una censura da parte di chi urla più forte».


Invece bisognerebbe ridere di più, ma quanto è importante?
«Beh, la canzone Vivere ne parla. E poi, le posso dire, che il riso è un’arma potentissima, io ho sempre beatificato chi mi ha fatto ridere».


A proposito di risate, lei si è collegato con la diretta social della Gialappa’s in occasione del Festival, quanto s’è divertito?
«Sono stato con loro solo la prima sera, il Festival mi ha sempre fatto ridere e si scherza molto. È come una festa ormai, un appuntamento come Natale o Pasqua, tutti lo aspettano come un’occasione per stare insieme».


Come per il Fantasanremo?


«L’ho sentito, ma non ho giocato però».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico