Dimitra Theodossiou “Sarò una Tosca innamorata”

Dimitra Theodossiou
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JESI - Alla fine lei, Floria Tosca, si getterà realmente da Castel Sant'Angelo. Ed atterrerà su di un monte di materassi. Il tuffo si farà. Ne sorride Dimitra Theodossiou, il soprano che sarà, nella prima di domani, "Tosca" alla stagione lirica del Pergolesi di Jesi. Pronta e disponibile, la cantante greca ricorda il nostro primo incontro, anni fa sempre al Pergolesi, quando interpretò "Ruy Blas", per il Massimo jesino una prelibatezza, visto che l'opera non era mai stata rappresentata. Gira e canta, è il suo lavoro, in ogni parte del mondo, l'hanno definita l'interprete ideale del repertorio verdiano e del belcantismo drammatico, per la sua voce dotata di una straordinaria forza espressiva.








Da "Ruy Blas" è passato qualche anno, oggi la Theodossiou è uno dei più importanti soprani a livello internazionale. Fra l'altro, è dotata di una empatia contagiosa, col sorriso stampato sul viso, ma non per contratto. "Ah, il Pergolesi, un teatro in cui torno volentieri, qui la voce corre, mi trovo particolarmente a mio agio. E cantare nel ruolo di Tosca, che ho affrontato per la prima volta solo un paio d'anni fa, mi affascina davvero. Ho sentito, negli anni, molti modi di "essere" Tosca, per lo più la si rappresenta sempre grande, magari mostruosamente calcolatrice, forse feroce. Tutto bene. Io però credo che abbia anche altre caratteristiche. Con Mario Cavaradossi è semplice, dolce, innamoratissima, una ragazzina. Sai come siamo noi donne, no?, quando ci innamoriamo cambiamo completamente, diventiamo altre, magari facciamo anche le cose più sciocche, torniamo indietro, succede a qualsiasi età. Così vedo Tosca, lei era bellissima, poteva avere uomini potenti ma, come artista, ha scelto un'altra anima vicina alla sua, se ne innamora, con una intimità incredibile. Ecco, in quei momenti la voce è più giovane, incantata. Con Scarpia, al contrario, divento una iena, tiro fuori la mia grinta, quella che molti critici definiscono theodossiana. Quando sono con lui, mi agito, è un uomo potente, Tosca sa che lui la vuole. Ma non come uomo innamorato, no, bensì in modo volgare, prepotente, è uno che può avere qualsiasi donna. Quando me lo trovo davanti, viene fuori la mia grande aggressività, perché mi debbo difendere da lui. Un' altra Tosca".



Perché ha aspettato tanto per interpretare Tosca? "C'è una tradizione, cioè, se tu canti un repertorio, sempre quello ti affidano. Io sento la mia voce "creata" per il belcanto, per Donizetti, Bellini, oltre che per Verdi. Finché posso affrontare questo repertorio, evito il resto. Certo, puoi mischiare, esplorarne altri , ma devi sentirti pronta. Per lo meno finché hai le corde vocali sane, hai la tecnica, hai la voce che ti sostiene. Mai fare il passo più lungo della gamba, può essere dannoso. Nel 1999 ho cantato in "Attila", di Verdi, per me ha rappresentato una rivoluzione, figurati, venivo da "Lucia di Lammermoor", dal belcanto. Non ci crederai, ma dopo Attila nessuno mi proponeva più Lucia. Sono convinta che sia necessario aspettare il momento adatto, non tutte le mie colleghe che cantano Puccini possono essere altrettanto brave con Verdi, col belcanto drammatico".



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