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FABRIANO - Si è conclusa l’edizione numero 25 del premio cinematografico e televisivo “Castello di Precicchie” con la consegna del riconoscimento al cast della fiction Rai “Il Commissario Ricciardi”. Presenti nella piazzetta del castello fabrianese i protagonisti Serena Iansiti e Maria Vera Ratti e Adriano Falivene ed il regista Alessandro D’Alatri.
La grande stagione
Il premio marchigiano arriva a pochissime ore dal nastro d’argento che secondo il Sngci (sindacato nazionale giornalisti cinematografici) ha rinnovato, anche nell’immagine oltre che nel linguaggio, la grande fiction nell’ultima stagione.
Il ringraziamento
Presente con un videomessaggio Lino Guanciale, il commissario Ricciardi televisivo, impegnato a Trieste per le riprese di un’altra serie televisiva rai. «Grazie a tutti per questo riconoscimento - ha commentato visibilmente emozionato – grazie per aver premiato questa serie perché è una serie ed un personaggio a cui tengo tantissimo. La mia gratitudine va a tutto il cast e a tutte le persone che hanno costruito una serie durante un vero e proprio stato di grazia artistico. Devo ad Alessandro D’Alatri il grande successo di questa fiction, per me una prova d’attore esaltante». Una serie che va oltre il mero “giallo”, che riesce a sondare l’animo umano dei protagonisti di un’Italia distante nel tempo e nei modi di relazionarsi. «Il Commissario Ricciardi è una serie sulla fragilità umana – ha spiegato ancora D’Alatri – perché in questa serie non ci sono i vincenti, ma solo delle persone che affrontano la vita con grande dignità. Un elemento secondo me molto interessante è quello della personalità di Ricciardi: commissario ma anche giudice, perché comprende le dinamiche delle situazioni che si trova di fronte e riesce a comprenderle, mettendo in campo una dote fondamentale: il buon senso».
Un atto d’amore
Una personalità profonda quindi, capace di comprendere anche gli stati d’animo dell’essere umano nella sua complessità. Un uomo sicuramente più moderno dei suoi tempi. «Entrare nel progetto di questa serie – ha concluso il regista D’Alatri – necessitava di un grande atto d’amore. Un progetto che ha richiesto amore, passione e tutela. E tutti noi siamo stati chiamati a tutelare un personaggio fragile, ed è per questo che è piaciuto molto a pubblico e critico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico