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PORTO RECANATI - «La mia fortuna più grande è quella di essere nato a Napoli che considero la città più bella del mondo, anche se ho visto tanti posti bellissimi». Edoardo Bennato, che sarà in concerto all’Arena Gigli di Porto Recanati domani alle 21,30, ha da poco compiuto 75 anni ma ha l’entusiasmo, l’energia e la capacità di indignarsi e di andare controcorrente dei giovani. Anzi dei giovanissimi.
L’appello
«Sì, penso proprio che il mio concerto debba essere visto soprattutto dai ragazzi della fascia d’età dai 15 ai 25 anni che si divertirebbero un mondo e, invece, considerato come va in Italia, saranno proprio loro a mancare.
Bennato entra a piedi pari nei ricordi. «Alle Marche devo molto, a Civitanova Marche quasi tutto. Fu lì che iniziai ad avere grande successo. La mia vita cambiò a Civitanova nel luglio 1973. Avevo scritto canzoni come “Un giorno credi”, “Non farti cadere le braccia” e “Rinnegato” ma in radio non venivano trasmesse né ci fu promozione. Ed allora mi reinventai come one man band, presi un tamburello a pedale con armonica e chitarra e venni a Civitanova cantando per strada 4 pezzi punk: Ma che bella città, Arrivano i buoni, Salviamo il salvabile e Uno buono, stilettata ironica contro l’allora Presidente della Repubblica Leone. Fu un successo e da lì iniziò la mia fortunata carriera. Cosa significa tutto questo? Che puoi scrivere belle canzoni, puoi essere bravo ma se non hai promozione e vetrina difficilmente avrai successo».
Bennato ama sempre la provocazione e smantellare i luoghi comuni, è propositivo. «La musica è una fonte di energia e il rock può essere un modo per affrontare temi sociali e di vita quotidiana. Voglio che la mia musica, i miei testi facciano riflettere, soprattutto le nuove generazioni». E poi una ferita che gli fa sanguinare il cuore.
La denuncia
«Canterò qui, come nell’album, canto “La bella addormentata” che poi sarebbe l’area di Bagnoli. Negli anni è stata abbandonata. Non so cosa darei per vedere l’area di Coroglio restituita alla sua vocazione turistica». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico