Le mani nel giardino dello scultore Rocchetti, dodici come gli apostoli

L'artista cingolano Nazareno Rocchetti accanto alla sua opera
CINGOLI - Una distesa di pini atlantici, distesi. A terra. Qualcuno ha anche fatto in tempo a rialzarsi e a protendersi verso il cielo. Mani in sequenza, grandi ma slanciate,...

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CINGOLI - Una distesa di pini atlantici, distesi. A terra. Qualcuno ha anche fatto in tempo a rialzarsi e a protendersi verso il cielo. Mani in sequenza, grandi ma slanciate, capaci di indicare una direzione agli occhi, alla ricerca di una visione. Una visione deve averla avuta l’artista cingolano Nazareno Rocchetti che quei tronchi già alti sette/otto metri ed ora distesi ha pensato di usare per indicare appunto un percorso al momento non ultimato e dunque in parte non ufficiale. 

 


Precisato che gli alberi non sono stati tagliati per realizzare l’opera, ma sono state usate delle piante che avevano esaurito il ciclo vitale e sono morte, si direbbe, per “cause naturali”, il prato di Casa Rocchetti indica appunto un percorso visivo fatto da alcuni di questi alberi che sono diventati mani giganti che si prendono, si inseguono, danno un senso di comunità. Quale sarà il senso compiuto dell’installazione e dove sarà installata non è dato sapere, di noto c’è che si tratterà di una installazione realizzata con dodici mani giganti e un personaggio che farà da collante al tutto.


Qualcosa insomma che rimanda, almeno per la parte numerica, all’Ultima Cena di Gesù con i dodici apostoli. Come poi Rocchetti vorrà riportare i numeri e l’opera ai giorni nostri sarà svelato a breve termine, non appena l’installazione sarà definita. Intanto qualche anticipazione arriva dall’interessato: «Sono mani grandi come i nostri cuori, siamo un popolo meraviglioso impegnato in una battaglia molto dura, ma sento di poter dire, da ragazzo di 74 anni (compiuti il 6 gennaio, ndr), che ce la possiamo fare e ce la faremo. Con il sacrificio, con il lavoro, con l’immaginazione e con il cuore, come abbiamo sempre fatto noi marchigiani e torneremo ad abbracciarci, ad avere la forza e a prendere quelle mani che ora si protendono verso l’alto». Le mani del fare, quelle di un artista che immagina un percorso vigoroso e solidale, di comunione e di comunicazione.

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Corriere Adriatico