Capitale della Cultura e Urbino, un coro di consensi per la decisione di Sgarbi

Capitale della Cultura e Urbino, un coro di consensi per la decisione di Sgarbi
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URBINO - Perdere non piace a nessuno, figuriamoci a Vittorio Sgarbi. Dunque l’eventualità di firmare un insuccesso di Urbino nella corsa a Capitale italiana della Cultura in qualità di assessore alla Rivoluzione non può certo appagarlo. Ma dalle reazioni provocate dalla sua decisione di ritirare la città ducale dalla competizione casalinga elaborata dal ministro Dario Franceschini si capisce che Sgarbi, ancora una volta, ha fatto centro. Un coro di consensi dalla cultura feltresca declinati in modi diversi ma senza dubbio consensi. Facile quello incassato dal sindaco Maurizio Gambini: “Il progetto era pronto, avevo già firmato una mole di scartoffie, ma la riflessione di Vittorio ha convinto tutti noi della maggioranza. E sono due le considerazioni importanti: il principio della competizione che è contraddittorio e inopportuno e anche il contenuto della proposta del ministro che è povero e poco gratificante”.




Maria Lenti, docente di letteratura italiana e poetessa punta il dito direttamente contro il ministro: “Franceschini dovrebbe pensare alle necessità delle città d’arte e delle diverse località italiane, ai loro beni tutti. E dovrebbe pensare al personale che manca nei musei, ai restauri. Dovrebbe aprire le porte ora chiuse di molti beni culturali, dire sì alle richieste dei comuni e degli enti locali, ora invece taglieggiati e tagliati. Altro che fare un concorso per la capitale italiana della cultura 2016, a risarcimento della bocciatura di città tutte importanti, tra cui Urbino, a capitale europea della cultura. Un concorso? Una corsa? La più bella? La più brava? Scapicollamenti scriteriati. Sembra uno scherzo: Franceschini, invece, ha fatto sul serio. Ridicolmente sul serio”.



“Sono assolutamente d’accordo con Sgarbi - rileva Giorgio Bramante Donini, insegnante del liceo Artistico Mengaroni - Franceschini ha inventato una sciocca mattanza tra città d’arte, ognuna delle quali possiede patrimoni da valorizzare e non da mettere in competizione. Un’assurda graduatoria capace solo di creare privilegi insensati”. Poi Donini aggiunge: “Comunque Urbino non ha una struttura in grado di supportare progetti di questa portata, non c’è nemmeno un ufficio e il rischio di replicare quanto accaduto per la capitale europea sarebbe stato fortissimo”.



Anche il senatore Giorgio Londei, presidente dell’Accademia di Belle Arti sposa la posizione e le considerazioni di Vittorio Sgarbi. “Urbino è già una capitale come Venezia, Orvieto e Firenze: mettere in competizioni le capitali del Rinascimento è un’idea malsana. Dovebbre accadere il contrario, le città producono, il ministero sostiene. Sono il presidente dell’associazione Urbino Capoluogo, in pochi mesi abbiamo raggiunti i 1.100 iscritti e parliamo di persone che sostengono Urbino da ogni angolo d’Italia riconoscendole senza alcuna gara il ruolo di patrimonio dell’umanità. Ha fatto bene Sgarbi a non consegnare il progetto: chi giudicherà, in base a quali criteri? “. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico