La collina dei ciliegi angolo di Paradiso, nel parco bio si passeggia e quando il frutto è maturo si può raccoglierlo

Il visciolaio di Morello Austera a Cantiano
CANTIANO - I delicati petali delle ciliegie annunciano la primavera e gli alberi in fiore sono così spettacolari che in Giappone, da secoli, esiste lo...

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CANTIANO - I delicati petali delle ciliegie annunciano la primavera e gli alberi in fiore sono così spettacolari che in Giappone, da secoli, esiste lo “hanami”, l’usanza di godere della loro bellezza nei parchi e nei templi. Ricorda le nubi ma anche l’effimero della vita, l’estrema bellezza, il fugace, la fragilità e la rinascita. Essendo il mese di aprile, quello dell’inizio dell’anno scolastico, la ricchezza della fioritura addirittura è di buon auspicio per gli studenti, per i neodiplomati è un segno premonitore per la quantità e la qualità del prezioso raccolto del riso.

 


Nelle Marche il fiore di ciliegio non ha tutta questa simbologia. E se nel paese del Sol levante si ammirano viali dove imperano circa 200 cultivar di ornamentali “Prunus serrulata”, nella nostra regione è possibile passeggiare nei filari di ciliegi commestibili ossia di “Prunus avium” assaggiando ciliegie rosse, succose e saporite o ammirando ettari di “Prunus cerasus”, gli alberi delle visciole, ciliegina leggermente acidula, di colore rosso pallido, iscritta nell’elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Marche. Frutteti da guardare da lontano da splendidi belvederi o che si possono visitare, previa autorizzazione.


Come ad esempio l’azienda agricola “Morello Austera” di Cantiano, che non è un caso se si chiama il “paese della visciola”. Merito dei suoi terreni argillosi e calcarei, del suo microclima e della sua gente che, da secoli, fa tesoro delle sue visciole preparando sciroppi, marmellate e un vino liquoroso e fu all’origine del successo delle “amarene”. Qui le visciole hanno una polpa tenera e un sapore fresco e amarognolo. La storia racconta che fu il console romano Lucullo che la portò nel 74 a.C. dall’Asia minore in Occidente assieme ad una pianta di albicocca. Per i dotti, il nome della pianta è cerasus, in iraniano kirash, keras che divenne nelle nostre lingue, ceresia, ciliegia, cerise, cherry, kirsch… Il nome popolare “Visciola” conferma la sua origine caucasica (Kwishan, www.cantianoturismo.it). A Monte San Vito, nel parco agrituristico bio e fattoria didattica “Il Frutteto del Monte” si passeggia e quando il frutto è maturo è possibile pure raccoglierlo. Insomma, qui, da anni, si pratica il trendy “You pick” ossia il “fai da te”. Il che quando si tratta delle ciliegie significa davvero fare per tre. Non si dice che una tira l’altra?


La tenuta di Alessio Brandoni custodisce oltre mille alberi da frutta e, per il momento, sono in fiore ben 130 ciliegi in attesa dei golosi. Passeggiate che vale la pena programmare in agenda al ritmo della maturazione della frutta. Ci sono alberi carichi di mandorle, albicocche, mele, pere, pesche, susine, frutti antichi (azzeruoli, carrubi, corbezzoli, cornioli, meli e peri cotogni, fichi, gelsi, giuggiole, kaki, melograni, nocciole, sorbi), intere aree riservate ai piccoli frutti e pure qualche specie tropicali. Info: www.parcoilfruttetodelmonte.it. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico