Rana Plaza al Teatro di Cagli I corpi dei ballerini narrano storie

I ballerini della compagnia israeliana Liat Dror & Nir Ben Gal Dance Company
CAGLI -Un documentario danzato, un'azione coreografica innovativa nella quale i corpi dei danzatori narrano storie vere: al Comunale di Cagli, domani, venerdì...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
CAGLI -Un documentario danzato, un'azione coreografica innovativa nella quale i corpi dei danzatori narrano storie vere: al Comunale di Cagli, domani, venerdì  (ore 21.15), di scena la compagnia israeliana Liat Dror & Nir Ben Gal Dance Company con “Rana Plaza”, uno spettacolo profondamente immerso nella nostra contemporaneità.


Sono ormai 16 anni che la compagine israeliana si è trasferita nel deserto del Negev, fondando "Adama" che significa Terra: un centro artistico e creativo, dove propongono corsi di danza e laboratori di guarigione, lavorando sulla libera espressione del movimento umano quando non è spinto al limite fisico. «Abbiamo voluto vivere una vita senza separazione» dicono Liat Dror e Nir Ben Gal «così che la danza potesse diventare parte della nostra vita quotidiana e non un'arte indipendente che richiede una vita competitiva e frenetica. Siamo voluti ritornare a danzare in un luogo di dedizione, disciplina e amore».
Lo spettacolo riesce a porre l'accento sulla mancanza di sicurezza, la ripetitività e l'alienazione di un lavoro necessario ma sottopagato. La storia si riferisce al Rana Plaza di Savar in Bangladesh, un grande edificio che ospitava fabbriche di abbigliamento dove lavoravano 5000 persone per noti marchi occidentali. Il 24 aprile 2013 il fabbricato crollò provocando 1129 vittime (in gran parte donne) e oltre 2500 feriti, conseguenza diretta della pressione delle grandi aziende che sfruttano senza alcuna sicurezza per i dipendenti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico