La Land Art al Furlo con la nuova imponente porta in alluminio e bachelite opera di Valfrido Gazzetti

La Land Art al Furlo con la nuova imponente porta in alluminio e bachelite opera di Valfrido Gazzetti
CAGLI - Il Furlo ha questo mese una nuova porta. Ha trovato casa quella itinerante e colorata dell’artista Valfrido Gazzetti. Imponente, in alluminio e bachelite, vanta...

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CAGLI - Il Furlo ha questo mese una nuova porta. Ha trovato casa quella itinerante e colorata dell’artista Valfrido Gazzetti. Imponente, in alluminio e bachelite, vanta un bel curriculum emblema della Land Art, il movimento di rottura con l’arte negli spazi chiusi nato negli anni ‘70. 

 
La collocazione
Gazzetti l’ha ideata per essere collocata in cima alle Balze della Porta sul Catria, cresta raggiungibile solo a piedi. Di fatto, la sua installazione è stata il frutto della performance di camminatori-scalatori del Cai che la portarono a sezioni nello zaino. L’anno dopo, è stata la porta delle porte del Palazzo Ducale di Urbino e poi, spostata sul Lago di Fiastra, è diventata un ammonimento contro l’immobilismo della ricostruzione post terremoto. Infine, Gazzetti l’ha utilizzata a Cagli per una sua personale e questo mese è diventata un’opera permanente del Land Art nel cuore della riserva naturale della Gola del Furlo. Un parco di sculture abbinato a una residenza creativa grande 40 posti. “La storia di un’utopia concreta, di un sogno avverato” di Andreina De Tomassi e Antonio Sorace che con l’associazione culturale Casa degli Artisti hanno creato un luogo dove da 13 anni gli artisti possono dialogare con il paesaggio nel grande parco-giardino-museo da visitare in tutta libertà. Un dialogo che il direttore artistico di Land Art del Furlo, Andrea Baffoni, cerca di intavolare anche nel Parco della Gola della Rossa e di Frasassi trasformando l’area protetta in una dimora d’arte a cielo aperto.
Il sentiero del Papa
La prima delle opere è installata nel sentiero del Papa che collega Genga Paese alla frazione di Monticelli. Si tratta di “Natura Artificio”, è firmata dall’artista eugubino Toni Bellucci, collega due pietre e unisce simbolicamente due mondi. Sotto il ginesio, la roccia di risulta dopo l’estrazione dello zolfo raccolta presso l’ex miniera di zolfo di Cabernardi e, sopra, un masso di calcare detto “Pietra di Genga” proprio perché su di essa poggia il paese-castello. Per Baffoni «rievoca la natura sotterranea dell’essere e la discesa nelle proprie “terre interiori”, e lo collega al minerale usato in edilizia, ossia il raggiungimento della conoscenza e, nel contesto ambientale, un monito alla responsabilizzazione stessa del cittadino, impegnato a mantenere intatto quel sottile equilibrio tra le nostre necessità e il bene più grande, rappresentato dalla natura».
La piattaforma


Per chi vuole girovagare tra le opere open air, c’è l’intelligente portale maDam-museum.it o Museo Aperto d’Arte Marche. Curata da un comitato scientifico la piattaforma abbraccia una collezione formata da 120 opere realizzate da 85 artisti di rilievo nazionale e internazionale disseminate su oltre 40 Comuni marchigiani. C’è anche la versione maDam on bike per il cicloturista amante dell’arte con vari percorsi in tutte le cinque province e dislivelli a portata di tutti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico