Brizzi, la tatuatrice e quel provino da incubo: «Atti osceni davanti a me»

Brizzi, la tatuatrice e quel provino da incubo: «Atti osceni davanti a me»
ROMA - Il numero di Grazia in edicola questa settimana accoglie la testimonianza della tatuatrice Vanya Stone che due anni fa ha presentato un esposto per molestie contro Fausto...

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ROMA - Il numero di Grazia in edicola questa settimana accoglie la testimonianza della tatuatrice Vanya Stone che due anni fa ha presentato un esposto per molestie contro Fausto Brizzi. All’epoca dei fatti, le risposero che non c’erano prove e quindi non si poteva agire.


Al magazine diretto da Silvia Grilli la donna confida come quel provino si sia trasformato in un abuso. «Sono una tatuatrice e lavoro spesso per il cinema. Mi piace anche recitare e in passato ho fatto un paio di ruoli. Un giorno, su Facebook, Fausto Brizzi mi scrive dicendomi che ho un viso interessante e che gli piacerebbe conoscermi per, forse, usarmi in un film. Mi invita nel suo studio, nel quartiere di San Lorenzo, a Roma. Mi trovo in un loft a due piani, lui mi fa salire al secondo dove ci sono una Jacuzzi, una doccia e un letto. Io sono perplessa ma lui mi spiega che lì, a volte, si ferma a dormire dopo il lavoro. Mi dice che vuole farmi un paio di foto e che mi devo spogliare perché i jeans e la maglietta possono nascondere eventuali difetti. Resto in mutande e reggiseno e lui comincia a toccarmi e a fare apprezzamenti. Io mi sento a disagio, per cui mi rivesto di corsa. A quel punto mi offre un massaggio – lì accanto c’era un lettino da massaggiatore - io rifiuto e lui mi si siede vicino e riprende a toccarmi. Lì accanto vedo la foto di una donna e gli chiedo se quella sia sua moglie. Lui mi dice che non lo è ancora, che si devono sposare due giorni dopo. E poi, all’improvviso, si spoglia e prende a masturbarsi. Io di solito sono una persona che reagisce ma in quel momento era tutto talmente irreale che sono rimasta paralizzata. Mi fissava con occhi che facevano paura. Poi sono riuscita a sbloccarmi: sono saltata in piedi e gli ho gridato che era un porco, un pervertito. Lui mi ha afferrata per le braccia cercando di fermarmi, dicendomi che, in fondo, sapeva che piaceva anche a me. Gli ho dato una spinta e sono fuggita giù per le scale. Appena uscita ho cominciato a piangere. Mi sentivo una stupida, sporca e in colpa. Dopo tre notti insonni, l’ho detto a mia madre e sono andata dai carabinieri a fare un esposto. Ma non è servito. Mi hanno detto che non avevo prove, che non potevano agire. Non so neanche se mi hanno creduto».


E a Grazia dichiara: «Io ho sempre parlato. Solo che nessuno mi ha mai ascoltata. Ho parlato anche su Facebook. E a chi mi diceva: “Stai attenta che ti denuncia per diffamazione”, rispondevo: “Magari. Che lo faccia. Che giuri in un tribunale”. Adesso che altre si fanno avanti, anche la mia parola vale qualcosa. Non è solo Brizzi, sono tanti, e bisogna che si sappia. Sono stata molestata anche da un altro regista, ho ancora i suoi messaggi dove mi chiede scusa, come se quello risolvesse tutto. È arrivato il momento di far pagare i colpevoli, non le vittime».
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Corriere Adriatico