La Basilica di Vitruvio spunta a Fano dopo due millenni, l’eccezionale ritrovamento è allo studio degli archeologi della Soprintendenza

La Basilica di Vitruvio spunta a Fano dopo due millenni, l’eccezionale ritrovamento è allo studio degli archeologi della Soprintendenza
FANO - È stata ricercata da secoli, da quando il Rinascimento con Andrea Palladio si ispirò ai canoni vitruviani per ricreare nelle ville e nei palazzi pubblici...

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FANO - È stata ricercata da secoli, da quando il Rinascimento con Andrea Palladio si ispirò ai canoni vitruviani per ricreare nelle ville e nei palazzi pubblici contemporanei le forme dell’antichità classica, la Basilica di Vitruvio è stata da sempre l’Araba Fenice degli archeologi. Che fosse stata realizzata a Fano, lo afferma lo stesso Vitruvio nel quinto libro del suo “De Architectura”, ma dove? Più volte le rovine della antica Fanum Fortunae, giacenti sotto il livello stradale per una distanza approssimativa di 3 metri, sono state riportate in superficie.

 
Fanum Fortunae


Sono stati individuati il teatro, l’anfiteatro, entrambi costruiti entro le mura, delle quali si conserva un alzato per 500 metri, sono state ritrovate delle domus, un augusteum, l’acquedotto, le strade basolate e un grande edificio templare che per oltre un secolo è stato ritenuto essere esso stesso la Basilica di Vitruvio; cosa però smentita dalle ultime indagini. La ricerca della Basilica così è continuata, finché un’ipotesi, anzi qualcosa più di un’ipotesi di identificazione pur assumendo tutte le precauzioni del caso, è stata fatta a ragion veduta per quanto emerso in questi giorni nello scavo di una casa in via di ristrutturazione. Che si operasse in un’area archeologicamente interessante, lo si sapeva, quindi i lavori sono stati fatti sotto il controllo della Soprintendenza di Ancona.


Un ritrovamento ececzionale


E quello che è venuto alla luce non ha riscontri con nessun ritrovamento nelle Marche, mentre ne ha pochissimi a livello nazionale: una sequela di ambienti pavimentati con marmi preziosi di importazione, si tratta di pavonazzetto e di cipollino provenienti dalla Grecia e dalla Turchia, marmi che decoravano anche le pareti alle quali erano affissi con grappette di bronzo ancora in sito; sono state riscontrate orme di colonne poggianti su muri spessi un metro e mezzo, dei quali si sono conservate rovine di 2 metri di altezza. Il che fa supporre che l’edificio, identificato come un edificio pubblico, sia stato costruito su due piani. Del resto siamo nell’area del foro romano, dove si affacciavano gli edifici preminenti della città, inclusa la Basilica di Vitruvio, eccelsa per equilibrio di composizione, originale per tecnica costruttiva e famosa per l’ordine delle colonne giganti.

Il cantiere proprio due giorni fa è stata visitato dalla funzionaria della Soprintendenza Archeologica delle Marche Ilaria Venanzoni che è apparsa entusiasta del ritrovamento effettuato: «Ovviamente – ha evidenziato – non possiamo ancora essere del tutto certi di aver ritrovato la Basilica di Vitruvio, ma dai riscontri finora effettuati possiamo dire che siamo sulla buona strada. Una parola definitiva potrà pronunciarsi quando gli scavi saranno estesi su tutta l’area scoperta che delimita l’edificio. Allora si saprà se veramente avremo individuato i resti di una costruzione, la cui fama si è sparsa in tutto il mondo». Veramente sarebbe la scoperta del secolo. L’epoca è quella augustea, il materiale impiegato è simile a quello usato per realizzare il grande tempio che si trova non molto lontano nell’area ipogea dell’ex convento di Sant’Agostino, i cui resti furono trovati e musealizzati alla fine dell’800. L’edificio è sicuramente importante.

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Corriere Adriatico