ASCOLI - È il più istrionico, vivace e duttile dei cantanti italiani, trainato da una simpatia incontenibile e un amore sconfinato verso i climi musicali...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ho la sensazione che Paolo Belli si senta un uomo fortunato, è cosi?
«Sì, mi sento un privilegiato: svolgo un lavoro che amo moltissimo e che in questo momento storico così delicato mi consente di poter pagare le 25 persone del mio staff. Non è un miracolo?».
Il miracolo è anche quello di unire la grande popolarità con la benevolenza da parte della critica..
«Io mi sento un saltimbanco, tendo a mettermi in gioco, a non prendermi mai sul serio, però le esecuzioni le voglio sempre fare bene: col nostro repertorio miro ad accontentare tutto il pubblico dei concerti ma lo studio è la cosa più importante. Gli ispiratori del mio percorso sono Buscaglione, Carosone, Iannacci, maestri dello swing italiano di una volta».
Come si fa ad osare nei generi pur restando profondamente comprensibili al grande pubblico?
«Quando nel 2001 affiancai Panariello in “Torno Sabato” alla vigilia Giorgio mi disse che avrei potuto fare quello che volevo con la mia musica, però dovevo ricordarmi sempre di essere su Rai Uno: ecco, la formula è racchiusa tutta qui, tra la qualità e il divertimento».
Che è anche alla base dell’equilibrio perfetto tra l’aplomb rigoroso di Milly Carlucci e il ruolo scanzonato di Paolo Belli in “Ballando con le stelle”..
«Sì... in effetti io e lei ci azzecchiamo poco l’un con l’altro, però stiamo bene. Milly mi dice sempre che io riesco a sporcarla un po’ senza mai rovinare un solo centimetro della sua figura. Mi piace quest’immagine».
So che le Marche sono un suo vecchio amore...
«E non solo perché confinano con la mia regione. Pensa che noi ogni anno in tour partiamo dalle Marche perché ci porta bene. Sono luoghi in cui la musica è nel sangue di chi ci abita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico