Lo sceneggiatore Mochi esulta: «Abbiamo stupito con “Il legionario” anche New York, il nostro film tra i migliori otto italiani»

Lo sceneggiatore Emanuele Mochi esulta: «Abbiamo stupito con “Il legionario” anche New York, il nostro film tra i migliori otto italiani»
ANCONA - Chiacchierate estive, a partire da oggi e per i prossimi lunedì, con giovani talenti marchigiani del cinema. Emanuele Mochi sceneggiatore è reduce...

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ANCONA - Chiacchierate estive, a partire da oggi e per i prossimi lunedì, con giovani talenti marchigiani del cinema. Emanuele Mochi sceneggiatore è reduce dalla proiezione bolognese de “Il legionario”, regia di Hleb Papou, una storia tosta - celerino di colore deve partecipare allo sgombero del palazzone romano dove vivono sua madre e suo fratello -, un premio a Locarno l’anno scorso, una nomination ai Nastri d’Argento.

 


È riuscita bene la serata?
«È stata incredibile, Piazza Maggiore piena, migliaia di persone. Finalmente il nostro film, il primo per tutti noi, nelle proiezioni all’aperto sta trovando il suo pubblico, l’uscita in sala di febbraio non era andata benissimo, come per quasi tutti i titoli di questa strana annata, d’altro canto. Giovedì, “Il legionario” sarà a Roma e lo accompagnerò: al Nuovo Sacher di Nanni Moretti, all’interno della tradizionale rassegna Bimbi Belli. È stato visto anche a New York, selezionato fra i migliori otto film italiani della stagione. In autunno andra sulle piattaforme».
La sceneggiatura del Legionario è firmata da lei, dal regista e da Giuseppe Brigante. Com’è scrivere in tre? Botte da orbi?
«Noi siano amici, abbiamo fatto il Centro Sperimentale insieme, siamo personalità diverse ma condividiamo la stessa idea di cinema. Vogliamo raccontare la realtà con onestà e cognizione di causa e senza annoiare lo spettatore. Facciamo cinema di genere incardinato nella realtà, diciamo. Mentre lavoriamo capita di litigare, certo, ma di norma si ragiona con calma, e si ride anche molto. Penso che tre sia proprio il numero perfetto. Quando scrivi da solo non hai nessuno con cui confrontarti, se ti blocchi fissi il muro, è deprimente. In due è difficile risolvere i contrasti, non c’è una maggioranza. In tre vige la democrazia, anche se poi cerchiamo sempre una soluzione che metta tutti d’accordo, e ci riusciamo».
Un altro film insieme?
«Ci stiamo lavorando. A fine mese consegniamo la versione definitiva del copione che definitiva non sarà, la limeremo fino all’inizio delle riprese, in primavera. Abbiamo un budget superiore rispetto al Legionario».
A proposito di soldi, ne girano nell’ambiente?
«In questo momento, lavoro ce n’è. Si produce moltissimo. Investono le piattaforme. Sky, dopo aver perso i diritti del calcio, si è lanciata nella serialità. Poi c’è il capitolo dei fondi pubblici: croce e delizia. Alcune regioni hanno già messo i quattrini sul tavolo. Le Regione Marche ha promesso investimenti mirabolanti ma per ora non si è visto nulla».
Un’ultima cosa. Ha mai pensato di dedicarsi alla regia?


«Sinceramente no. Magari un domani. Per adesso la scrittura mi basta. Ho alcune serie nel cassetto, spero vadano in porto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico