Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana al Teatro delle Muse di Ancona

Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana
ANCONA - Renzo Arbore, disponibile e cortese: un signore dello spettacolo di quelli che si fa sempre più difficoltà incontrare in questi periodi che vedono tanti,...

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ANCONA - Renzo Arbore, disponibile e cortese: un signore dello spettacolo di quelli che si fa sempre più difficoltà incontrare in questi periodi che vedono tanti, troppi, parvenu. Lui no. Semplice e diretto. Da sempre. «Torno sempre volentieri nelle Marche. Lo sai sono cittadino onorario di Osimo e marchigiano ad honorem», si schernisce al telefono, in attesa di portare giovedì 8 dicembre, la sua Orchestra Italiana alle Muse di Ancona.


Semplice e schietto… ma come si fa?
«Come direbbe Jovanotti sono un ragazzo (si fa per dire) fortunato. Il mio sogno non solo l’ho realizzato, ma continuo a viverlo. Fare ciò che mi piace e viverci non ha… prezzo».
Loquace e vulcanico: una miniera di ricordi e aneddoti che raffiorano a piè sospinto.

Contagioso anche nell’ottimismo. Ma è sempre così?
«Certo, tendo a vedere le cose in positivo e mi piace trasmettere questo stato d’animo. È ovvio che ci sono i momenti negativi: gli acciacchi che arrivano con l’età e la perdita di affetti cari sono cose private».

Se l’essere sempre in attività e sfornare nuove idee è sinonimo di gioventù lei è sicuramente giovanissimo… come si fa?
«Come dicevo: l’elisir è fare cose che ti appassionano. Sono un eterno ragazzo, e ne sono contento. Sono 25 anni che ho la mia orchestra che è sicuramente tra le più longeve».

Volendo scegliere la tappa fondamentale della sua carriera?
«Alto gradimento, è partito tutto da lì. E poi Quelli della notte. Sono stati un tassello dell’intrattenimento come lo furono Lascia e raddoppia e i Quattro Moschettieri».

Come spiega il grande affetto generazionale nei suoi confronti.
«Innanzitutto questo mi fa riflettere che ho una certa età e che i genitori, bontà loro, parlano di me e incuriosiscono i figli che vanno a ricercare con internet i reperti storici… che piacciono”.

Radio, televisione, cinema, ma soprattutto musica come autore e interprete: dovendo scegliere il campo più affine.
«La televisone musicale con una buona dose di improvvisazione. Format artigianali che fanno da contraltare a trasmissioni studiate per fare auditel. Ora siamo invasi dalla satira: una miriade di comici, tutto troppo velocemente. Io sono per una slow television».

Le passioni segrete di Arbore.
«Continuo ad essere un dj, mi faccio le compilation che poi ascolto in macchina».

Ricordo una jam session alcuni anni fa a Tolentino tra lei e Stefano Bollani: fenomenale…
«...E soprattutto totalmente imprevista e improvvisata: ci siamo capiti tra bisbigli e colpi d’occhio. Bellissimo. Tant’è che alcuni giorni fa sono stato suo ospite in televisione».

I suoi maestri?
«Roberto Murolo e Renato Carosone. Un pezzo di storia della musica italiana».

Parlavamo di innovazione e non le poteva sfuggire internet e lo streaming ci racconti questa avventura.
«Di notte navigo e l’idea di un Renzo Arbore Channel mi è piaciuta. Sto raccogliendo materiale che mi piace e lo propongo: serve per raccontarmi».

Andiamo all’appuntamento di giovedì alle Muse di Ancona con la sua Orchestra Italiana.
«È la seconda volta. Ci sono stato ad aprile del 2013. Ed è un ritorno che mi fa molto piacere. Presenterò un repertorio collaudato. Il pubblico si divertirà di sicuro».

Lei è molto legato alle Marche con diverse iniziative tra le quali l’importante sostegno alla Lega del Filo d’Oro di Osimo.

«E della quale vado molto orgoglioso. Ora sono in tandem con Neri Marcorè. Sì, le Marche mi voglio bene e io contraccambio. Appena posso sono al Summer Jamboree a Senigallia e ho tanti amici che spero di poter salutare giovedì». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico