Il pittore marchigiano Maratti un colosso dell’arte, la Pinacoteca Podesti di Ancona gli dedica una grande esposizione

Lo storico dell’arte Stefano Zuffi, consulente della Pinacoteca Podesti davanti alla Pala Nembrini
ANCONA - Alla Pinacoteca civica Podesti di Ancona si è appena chiusa la mostra di dipinti della Johannesburg Art Gallery, e già se ne inaugura un’altra....

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ANCONA - Alla Pinacoteca civica Podesti di Ancona si è appena chiusa la mostra di dipinti della Johannesburg Art Gallery, e già se ne inaugura un’altra. Oggi, alle 17,30, si apre “Carlo Maratti. Strategie comunicative e promozione della propria opera”, a cura di Stefano Papetti. Fino al 10 aprile si potrà visitare, al secondo e all’ultimo piano di Palazzo Bosdari, l’esposizione di dipinti, incisioni e disegni del massimo pittore italiano della seconda metà del Seicento.

 

La collezione


Perno del cerchio magico composto dalle preziose stampe, con cui Maratti divulgò, con la riproduzione, le sue opere maggiori, è la grande Pala Nembrini, patrimonio della collezione dorica, che il maestro cameranese dipinse nel 1672 per la chiesa anconetana di San Nicola. È questa, assieme a un disegno autografo preparatorio, conservato a Osimo, e a due quadri del Maratti che erano conservati nei depositi del museo anconetano, la novità rispetto alla mostra che aveva debuttato a Camerano l’estate scorsa. «Non stupisca – ha chiarito l’assessore alla Cultura Paolo Marasca, alla presentazione alla stampa – che a soli quattro giorni dalla chiusura di “Cose dall’altro mondo!”, dalla forte valenza internazionale, sia allestita questa mostra che omaggia un “colosso” dell’arte marchigiana, come Carlo Maratti. Rientra nella strategia della Pinacoteca Podesti, che persegue un rilancio». 


Il video-messaggio


Dopo di lui, il curatore Stefano Papetti, direttore dei Musei civici di Ascoli Piceno, ha espresso, in un video-messaggio, la sua soddisfazione. «Le incisioni con cui Maratti stesso, e artigiani coevi, riprodussero i dipinti marattiani, invogliando collezionisti e committenti ad acquistare opere già pronte o a commissionarne di nuove, rendono conto della consapevolezza che l’artista aveva del suo successo e del ruolo da lui giocato nel suo tempo». E ha ricordato che questo è il primo passo, nella terra in cui è nato Maratti, verso le celebrazioni internazionali, programmate per il 2025, del quarto centenario della sua nascita.

«Con Luca Giordano a Napoli, Carlo Maratti rappresentò a Roma la svolta, nel vuoto rappresentato dalla scomparsa del Bernini, dell’arte italiana, dal classicismo di Raffaello alla magniloquenza barocca». Così Stefano Zuffi ha introdotto la visita guidata alle opere, che comincia dalla Pala Nembrini, affiancata dal disegno preparatorio di Osimo. «Notevole, rispetto al progetto, risulta lo sfondo, in cui è riconoscibile il Monte Cònero, su cui spicca, tra i santi Nicola e Ambrogio, in adorazione della Vergine, san Francesco di Sales, all’epoca da poco canonizzato, nel 1665, da papa Alessandro VII. Il suo atteggiamento – fa notare Stefano Zuffi – appare timido e impacciato. Un segnale della capacità di Maratti di esprimere l’intimità dei soggetti rappresentati».


Santa Francesca Romana


Al piano superiore della Pinacoteca, ci accoglie il grande dipinto che rappresenta la presentazione di Santa Francesca Romana alla Madonna e al Bambino, di proprietà della Pinacoteca di Ascoli Piceno. Introduce alla visita di pregevoli incisioni, tra cui spiccano uno studio di nudo e il bozzetto per una composizione allegorica in onore di Raffaello, attribuita a Tommaso Nardini, in cui, per il ritratto del Divino Pittore, si riconosce la mano di Carlo Maratti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico