ANCONA - In cielo, spunta il sorriso sornione e tenero della nonna Delia, per la terza candidatura ai Nastri d’argento dell’amata nipote, l’attrice...
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Una nonna profetica, Lucia Mascino, o solo profonda conoscitrice dell’animo dei suoi familiari?
«Evidentemente mi aveva capito davvero, contro tutte le apparenze: da ragazza ero scontrosa e polemica. Se vincessi il Nastro, lo dedicherei a lei».
Dopo la candidatura, due anni fa, per “Amori che non sanno stare al mondo”, poi l’anno scorso, come attrice comica in “Favola” e “La prima pietra”, ecco la conferma del suo lato umoristico.
«Ha detto bene: humour. Recitare in maniera convincente in un film non drammatico non significa necessariamente avere verve comica, che è un’altra cosa. Forse serve piuttosto il senso dell’assurdo, e questo l’ho imparato in teatro».
Tante parti drammatiche, e un volto, il suo, che poco concede alle espressioni ridanciane.
«Forse perché prendo seriamente ogni ruolo, il sentimento che ci metto scatena il buonumore. Dovrò convincermi che l’umorismo è la mia chiave interpretativa».
Come ha saputo di essere inclusa nella cinquina?
«Mi hanno telefonato Aldo e Giovanni, felici, perché “Odio l’estate” è candidato per altre due categorie: migliore commedia e migliore colonna sonora. E devo dire che questo è, tra i loro film, quello che ha riscosso il maggiore interesse di pubblico, soprattutto da parte della critica».
Una soddisfazione.
«Per me, grande. E un segnale di rinascita, dopo il brutto periodo che abbiamo attraversato. E un risultato già lusinghiero, perché il Nastro d’argento è un riconoscimento attribuito da una giuria colta e raffinata, ristretta e competente. Se spero nella vittoria? Ovviamente ci faccio un pensierino, ma il responso finale riposa, come si dice, sulle ginocchia di Zeus».
In “Odio l’estate”, lei interpreta Barbara, una donna sussiegosa, non simpatica.
«Del personaggio mi piace la trasformazione: da tipa insofferente-sofferente, carica e tesa, incapace di facili relazioni col prossimo, a poco a poco si scioglie. E fa simpatia la sua costernazione quando è lei a causare un guaio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico