Lucia Mascino allo Sperimentale di Ancona con "Smarrimento"

Lucia Mascino
ANCONA - Talvolta, per ritrovare se stessi, c’è bisogno di smarrirsi nelle proprie riflessioni. È la lezione di “Smarrimento”, il monologo di Lucia...

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ANCONA - Talvolta, per ritrovare se stessi, c’è bisogno di smarrirsi nelle proprie riflessioni. È la lezione di “Smarrimento”, il monologo di Lucia Calamaro, che debutta in prima nazionale martedì 12 novembre allo Sperimentale di Ancona. Ne è interprete Lucia Mascino che, partita da Ancona 22 anni fa, non s’è affatto smarrita. Una carriera piena di soddisfazioni, che ha spiccato il volo da quando, dal palcoscenico, Lucia è stata catturata dal cinema.


Lucia Mascino domani a Macerata nei panni della scienziata Rosalind

Torna nella città natale. Emozionata?
«Allo Sperimentale, dove da una settimana stiamo provando questo spettacolo, a vent’anni ho fatto la maschera. Immagini dunque che folla di sentimenti. Vivo giorni di grande tensione, anche se mi piace vedere il lato ludico: è come quando si gioca a Monopoli, e riparti dal via».

Una bella sfida, da sola sul palcoscenico.
«Questa è una pièce in cui non puoi nasconderti, in cui nessuno ti fa da spalla. Tutto è trasparente. Nel mio cuore, il desiderio di mostrare quello che so fare gareggia col pudore. Confido nel calore del pubblico dei concittadini».

Qual è il tema di “Smarrimento”?
«Si tratta del monologo di una scrittrice, del suo rapporto con i personaggi di cui ha scritto, o ancora vorrebbe scrivere la storia. Ha il cassetto e la mente pieni di “inizi” di narrazioni, cui non riesce a dare seguito. È l’alter ego dell’autrice che, per uno strano caso, si chiama Lucia come me. Giorni fa mi ha colpito, dicendomi che questa è una storia di “indomabilità”».

Strana definizione. In che senso?
«Il monologo è attraversato da flussi di energia, che turbano la donna: ha visioni, che non sa domare. Affollano la sua immaginazione, la memoria e la prospettiva futura, in cui cerca di mettere ordine. Una volta in scena, rivelo al pubblico che sono lì per un reading. L’inizio abbatte subito la “quarta parete”, come se fossi io l’autrice, in dialogo con gli spettatori. Poi, il racconto si fa più intimistico».

Una scrittrice che si confronta con le sue creazioni?
«In fondo, continuando sul piano del “doppio”, è anche metafora del corpo-a-corpo di ogni attore con i ruoli che ha interpretato. Le due Lucie confessano cosa significa stare al mondo con un piede nella realtà e uno nella finzione. Vivo sul palcoscenico la sua e la mia condizione di smarrimento, in una zona franca di riflessione, per fare il punto sulla vita e sulla professione».

Insomma, su voi stesse.
«Il monologo è attraversato da mareggiate di cose e situazioni inafferrabili, indomabili com’è il processo artistico, che non governi mai del tutto. Non è razionale: lo segui o lo contrasti. In questo senso il testo della Calamaro è profondamente autoironico».

Come vive il rapporto con l’autrice del testo, che è anche regista della messinscena?
«A Roma, quando studiavamo il copione, mi è parsa molto attenta alla sua scrittura. Una volta in teatro, ad Ancona, è riaffiorata in lei la regista. E aveva un altro sguardo: ha eliminato battute cui prima non sapeva rinunciare, perché sul palco le cose appaiono in altro modo. Molto rigorosa, come me, sa anche avere leggerezza. E pure in questo mi somiglia. Ha rivelato una straordinaria capacità di captare tutto di me. Davanti a lei mi sento trasparente. Mi pare di camminare sul filo. Anzi, elaborare ed esprimere ad alta voce i suoi mille pensieri, mi dà le vertigini, come se fossi sulle montagne russe».

E non manca il cinema

Il 12 novembre (ore 20,45 fuori abbonamento), al Teatro Sperimentare, debutta in prima nazionale “Smarrimento”, scritto e diretto da Lucia Calamaro, per e con Lucia Mascino (fino a domenica 17, ore 16,30). Scene e luci sono di Lucio Diana, i costumi di Stefania Cempini. Comincia ad Ancona la breve tournée di questo spettacolo, prodotto da Marche Teatro. Intanto, è programmata per il 30 gennaio l’uscita nelle sale del suo ultimo film, “Odio l’estate”, con Aldo, Giovanni e Giacomo. La Mascino interpreta la parte della moglie di quest’ultimo, in una commedia all’italiana che porta la firma del regista con cui ha debuttato il trio comico. Massimo Venier li ha già diretti in “Tre uomini e una gamba (1997), “Così è la vita” (1998), e “Chiedimi se sono felice” (2000). E a gennaio, vedremo di nuovo Lucia in tivù con due nuove puntate della serie “I delitti del BarLume”.   Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico