ANCONA - Il capoluogo dorico torna a teatro, il giorno che segna la ripresa delle attività di spettacolo. Anzi, davanti al suo teatro. Si terrà infatti nel...
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Le sere dal 15 al 28 giugno, quattro giovani attori – Eleonora Greco, Giacomo Lilliù, Michele Maccaroni e Petra Valentini – si alterneranno a coppie, ognuno in una teca di plexiglas, posizionata davanti alla scalinata delle Muse. Nel suo box trasparente, ciascuno interpreta la nostalgia del palcoscenico della tradizione, e torna col ricordo alle sue esperienze sulle scene. I testi sono stati scritti, sulla base della loro memoria personale, da Marco Baliani, che cura anche la regia. «Non sono nuovo ad ambientazioni originali – chiosa il regista, prima di iniziare le prove “dal vivo” – ma una cosa così non l’ho mai fatta. Saranno in piazza, davanti agli occhi di tutti, fingendo che nessuno li guardi, e senza vedere cosa succede fuori. È interrotto il rapporto vitale tra attore e spettatore, com’è successo in questi lunghi mesi». Però, il pubblico ora può finalmente assistere di nuovo a uno spettacolo. «Ero ferma dall’8 marzo. Che felicità ricominciare a recitare nella mia città».
Petra Valentini, cui è affidato, il 15, il monologo sul mestiere dell’attore, ha ritrovato nel suo testo tutto lo struggimento della nostalgia. «Non mi ero mai accorta di quanto mi mancasse la mia famiglia, sempre altrove, in tournée». Con lei, a inaugurare le recite, lunedì sera ci sarà Michele Maccaroni, con il tema dell’amore. Salta, si agita, nella casa di cristallo, rievocando spettacoli in cui aveva al suo fianco un’attrice molto cara. «Mi pare di vederla vicino a me, in questo “ascensore” trasparente, monade in cui dobbiamo ignorare il pubblico. Altro che “quarta parete”». «Tu non vedi gli spettatori, ma loro ti guardano – osserva Giacomo Lilliù. - E non puoi nasconderti dietro una quinta, non puoi barare. In un’agorà, come il cortile del Tribunale in cui abbiamo messo in scena, con Baliani, “Paragoghé”, ma ora, in realtà, in una piazza implosa, due metri per due». Nel suo testo, cita una frase di Achab, da “Moby Dick”: “il vento è così dolce, e il cielo ha un colore così tenero, e l’aria è profumata come se spirasse da prati lontani; debbono avere tagliato il fieno chi sa dove sotto i pendii delle Ande”. «È il momento per me più emozionante, che evoca spazi liberi». Come quello della piazza, da cui sono esclusi.
«Il mio tema è il corpo – aggiunge Eleonora Greco, la quarta interprete – e, danzatrice, sono abituata a gestire il fisico in qualunque luogo. Mi occorrerà molta energia e molta concentrazione, per restituire l’angoscia della reclusione”. Sognando la libertà del palcoscenico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico