Mettiamo le cose “giuste” nel piatto e diamo un contributo alla salvaguardia del pianeta

La produzione alimentare è tra le cause più importanti dei cambiamenti ambientali globali
ANCONA - In questo periodo si sente in continuazione parlare di sostenibilità. È la parola del futuro ma è un termine da una parte abusato e...

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ANCONA - In questo periodo si sente in continuazione parlare di sostenibilità. È la parola del futuro ma è un termine da una parte abusato e dall’altra non sempre compreso fino in fondo. Una sorta di miracolo che viene da lontano, che prevede interventi da parte della politica, come se noi potessimo fare poco.

 

Si parla di inquinamento ambientale, di energie rinnovabili ma, raramente, si dice che la produzione alimentare è tra le cause più importanti dei cambiamenti ambientali globali. Quindi noi con le nostre scelte di ogni giorno, mettendo le cose “giuste” nel piatto, possiamo non solo stare bene in salute e apparire in forma ma anche – e direi soprattutto – dare un importante contributo alla salvaguardia del pianeta che ci ospita e che ci nutre.

«La produzione di alimenti è tra le cause più importanti dei cambiamenti climatici, della perdita delle biodivesità e dello spreco di acqua», spiega Rosella Sbarbati, biologa nutrizionista che, insieme Maria Laura Scarino, anche lei biologa, da molti anni si occupa di questi temi non solo dal punto di vista della salute del singolo ma anche dell’intero pianeta. «La consapevolezza passa non solo da cosa pensiamo, e dal nostro modo di comportarci, ma anche da cosa mettiamo nel piatto», spiega ancora Sbarbati. Sostenibilità alimentare significa scegliere ogni giorno cibi “giusti” che siano fatti nel rispetto dell’ambiente. Un cibo sostenibile è un cibo nutriente, con un basso impatto ambientale in termini di utilizzo di suolo e risorse idriche impiegate per produrlo. È un cibo locale, il cui trasporto è minimo. Per questo sarebbe meglio scegliere alimenti di stagione anche se oggi troviamo di tutto al supermercato. Gli alimenti fuori stagione arrivano spesso da paesi lontani e per arrivare da noi hanno fatto un lungo viaggio. Questo ha un impatto non trascurabile a causa delle emissioni inquinanti che produce il consumo di carburanti utilizzati. C’è poi da fare molta attenzione al consumo di carne che dovrebbe essere mangiata non più di un paio di volte a settimana e scegliendo quella proveniente da allevamenti che si conoscono. Basare la propria alimentazione su cibi vegetali: legumi, cereali e frutta secca contengono molte proteine che possono sostituire la carne. Se correttamente abbinati tra loro e inseriti nella dieta, permettono di avere un’alimentazione completa, equilibrata e sostenibile.

«Negli ultimi 50 anni, i metodi di produzione di cibo e gli stili alimentari sono drasticamente cambiati - spiega Sbarbati -. Se il miglioramento delle coltivazioni e della produzione agricola hanno prodotto una riduzione della fame e il miglioramento della salute, in alcune fasce della popolazione questi effetti positivi sono stati azzerati dalla diffusione di diete non salutari, eccessivamente caloriche ed eccessivamente ricche di cibi lavorati e di origine animale. Attualmente una larga fascia della popolazione mondiale è sottonutrita, mentre la restante è in sovrappeso e ha problemi di salute dovuti alla sovrabbondanza di cibo di scarsa qualità».

Allora, quale è la dieta salutare che può salvare noi e il pianeta? Quella che si basa su alimenti vegetali quali frutta, cereali integrali, legumi, semi oleosi a guscio e oli da condimento prevalentemente insaturi, e include quantitativi piccoli-medi di animali marini e di pollame. «Diete simili a base prevalentemente vegetale sono già presenti in molti diversi Paesi anche come tradizione alimentare, come la nostra Dieta Mediterranea che viene presa tra i modelli di riferimento. Altre diete di riferimento sono la vegetariana, la vegana e la semi-vegetariana, diete che hanno dimostrato di produrre una riduzione significativa di malattie e di mortalità nella popolazione». 

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Corriere Adriatico