Iva Zanicchi fa tappa ad Amandola con il suo Gargana tour: «Sul palco due ore, vi stupirò ancora»

Iva Zanicchi fa tappa ad Amandola con il suo Gargana tour: «Sul palco due ore, vi stupirò ancora»
AMANDOLA - La chiamano “L’aquila di Ligonchio”, la sua voce ha un inconfondibile tono blues: la grande Iva Zanicchi sarà protagonista alle 21 di...

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AMANDOLA - La chiamano “L’aquila di Ligonchio”, la sua voce ha un inconfondibile tono blues: la grande Iva Zanicchi sarà protagonista alle 21 di oggi, domenica 21 agosto, in piazza Risorgimento ad Amandola. Il concerto è una delle tappe del suo “Gargana tour”. Lo spettacolo vedrà la Zanicchi accompagnata da Daniele Ronda e i Buonavita. 

 

Iva Zanicchi, che significa la parola “Gargana” che dà il nome al disco e al tour? 
«È una parola del dialetto del mio paese d’origine, Ligonchio, sulle montagne reggiane. Significa “voce”, “vociaccia”, è un appellativo che mi davano quando ero una bambina. Ho voluto chiamare così il disco».
Cosa c’è nell’album? 
«Nell’album ci sono sei inediti, il brano che ho portato a Sanremo, “Voglio amarti”, e sette cover del panorama musicale non solo italiano. Nei concerti del tour, e anche ad Amandola, eseguirò certamente gli inediti, “Voglio amarti”, e poi non potrò fare a meno di cantare quelli più vecchi, i miei successi, di sicuro il pubblico ascolterà “Non pensare a me”, “Zingara”, “Ciao cara come stai”, “Riva”. Le mie canzoni più conosciute, quindi, tra cui anche “Un fiume amaro”». 
Come è strutturato il concerto? 
«Canterò per due ore, farò i brani che ho detto, se del caso anche qualcosa a richiesta. Farò cover, di fantasia napoletana, duetterò con il cantante Daniele Ronda». 
A proposito di Sanremo, com’è cambiato il festival? 
«Innanzitutto vorrei dire che è cambiato, sì, ma questo è dovuto anche ai gusti. Detto questo, quando andavo in passato era una vera e propria istituzione, in quegli anni si fermava l’Italia intera. Oggi è diverso, anche se è l’evento ancora più importante, lancia un brano in un sol giorno, che altrimenti non riuscirebbe ad avere velocemente la visibilità che ha».
Quando ha iniziato la sua carriera, pensava che sarebbe diventata la Zanicchi di oggi? 
«Le dico solo che quando ho iniziato l’ho fatto perché volevo cantare, volevo essere a contatto con la gente nei teatri. Volevo fare proprio questo, poi è arrivato il successo».
Perchè la chiamano “L’Aquila di Ligonchio”? 
«Premetto che in quel periodo c’erano già “La tigre di Cremona” (Mina) o “La pantera di Goro” (Milva). Andai in una trasmissione da Mike Bongiorno che mi intervistò. Parlando mi disse “Sei di Ligonchio, in montagna? Ah, allora sei “L’Aquila”. E da lì è rimasto questo soprannome. Non lo amo molto, ma va bene lo stesso».
È anche scrittrice, è stata in politica, ha fatto la presentatrice: dov’è la vera Zanicchi?
«Mi piace fare tutto, sono animata da una gran curiosità, da molta voglia di fare. Ma come le ho detto, amo cantare e stare in mezzo alla gente, anche se inizio a essere un po’ stanca».
Rifarebbe tutto quello che ha fatto?
«Ci sono tante cose che non rifarei o che cambierei. Ma vado avanti così. Ho un progetto particolare, spero di poter fare una fiction dal mio ultimo libro».
Si è espressa sugli influencer: cosa pensa di loro?
«Solo in parte sono d’accordo con le critiche di Christian De Sica, ma sono anche persone che hanno un gran seguito. Pensi a quello che ha creato Chiara Ferragni». 
Iva Zanicchi e le Marche? 


«Non vedo l’ora di esserci di nuovo. Negli anni ‘70 e ‘80 ho calcato molti palchi, ho fatto tante date».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico