Tutti i colori di Perugia Weekend nel cuore ​etrusco dell'Umbria

Tutti i colori di Perugia Weekend nel cuore etrusco dell'Umbria
I piccioni tubano a lungo nel silenzio dell’alba, prima che i rumori urbani comincino a echeggiare nel vicolo in salita. Il lento risveglio nella camera d’albergo nel...

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I piccioni tubano a lungo nel silenzio dell’alba, prima che i rumori urbani comincino a echeggiare nel vicolo in salita. Il lento risveglio nella camera d’albergo nel centro di Perugia, sotto i tetti, è il viatico migliore per una visita della città. Per fermarsi un week end nel cuore etrusco dell’Umbria, ogni pretesto è degno. E non c’è bisogno di cercarne. Eppure una mostra è sempre un motivo, con molti ottimi altri, per tornare a respirare quest’aria antica e insieme frizzante, che spira 500 metri al di sopra della campagna, verdeggiante tutt’attorno a perdita d’occhio.


Gli itinerari 
Quassù, la città è un libro di mattoni e pietra, che si squaderna all’imbocco di Corso Vannucci, dalla Rocca Paolina e dalle impettite conifere di piazza Italia, vicolo dopo vicolo, a ogni cantone, lungo il decumanus che sale fino alla fontana Maggiore, di dehors in dehors, di boutique in nobile portale. E poi di lì, a raggiera, attorno a questa stella a tre punte di piazza IV novembre, mille altri itinerari si dipartono nei vecchi quartieri in ombra, popolosi e animati. Ma prima vale una sosta nel sole l’osservazione dei bassorilievi che Nicola e Giovanni Pisano hanno scolpito sull’armonia concentrica duecentesca di Arnolfo di Cambio. Gli operosi perugini, antenati di quelli che tra studenti e turisti si affrettano verso il lavoro usato, battono sull’incudine e raccolgono spighe, un piccolo campionario di mestieri e personaggi, reali e mitologici: un capitolo denso da leggere con devozione.

La tappa a Palazzo

Né possiamo perdere una visita al Palazzo dei Priori, sorvegliato dal grifo e dal leone, per entrare ammutoliti nella Sala dei Notari, in quella delle Udienze e nel Collegio della Mercanzia. Ci fa sentire un po’ uomini medievali, specchiarci negli affreschi, e un po’ profeti, mercanti e santi. Per rendere infine omaggio al cipiglio severo del Perugino, immortalato dal suo autoritratto. Ma il tempo presente, quello che corre sull’orologio, incalza e ci riporta nel nostro secolo. È già l’ora di allungarci a San Pietro, dove ci aspetta la mostra dei dipinti di Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato, il pretesto felice di questa gita in una Perugia tutta da riscoprire. Nel complesso benedettino, la città può riabbracciare con gli occhi, dopo duecento anni, la perduta “Immacolata Concezione”, ostaggio della spoliazione napoleonica, restituita in prestito dal Louvre. Col patrimonio pittorico di San Pietro, questa esposizione ha anche il merito di rivelarci un angolo di paradiso naturalistico e architettonico.
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Corriere Adriatico