Quando il successo di una manifestazione diventa la riscoperta di antiche tradizioni e ricchezze del territorio. È il caso di Leguminaria che da 15 anni ha portato...
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I legumi riscoperti
Per coordinare gli agricoltori che si occupano della coltivazione dei legumi è nata l’associazione “I legumi di Appignano”, presieduta da Giacomo Scattolini. È lui uno degli agricoltori che per passione ha voluto riscoprire, insieme ad altri coltivatori, i prodotti di un tempo. «Da circa sei anni – racconta - oltre ai legumi più noti, abbiamo iniziato a coltivare il cece quercia o “cerqua” in dialetto marchigiano e il fagiolo solfino o “solfì”. Si tratta di legumi molto delicati che venivano coltivati in queste terre quando l’agricoltura non vedeva ancora l’utilizzo dei trattori. Poi, per diversi anni, sono stati dimenticati. Grazie ad alcuni anziani contadini del posto che, invece, avevano continuato a seminarli siamo riusciti a riprenderne la produzione. È un prodotto di nicchia e il raccolto di queste coltivazioni - spiega Scattolini - viene quasi completamente servito a Leguminaria. Solo una piccola quantità raggiunge gli scaffali dei negozi».
Il ritorno della trebbia
Per la coltivazione di questi due particolari legumi, gli agricoltori di Appignano hanno dovuto riscoprire anche le antiche tecniche di raccolta. Si tratta infatti di legumi molto delicati: il cece quercia è così chiamato per la sua buccia rugosa come il tronco dell’omonima pianta, è più piccolo rispetto ai ceci comuni e molto più delicato. Il fagiolo solfino, invece, di colore chiaro, ha la buccia molto sottile e proprio per questo risulta più digeribile, ma anche più difficile da raccogliere a macchina. «Ci siamo messi alla ricerca della trebbia di una volta - racconta Giacomo Scattolini - Quel macchinario in legno che anni fa veniva utilizzato per la battitura del grano. L’abbiamo restaurata e ora la utilizziamo per la pulitura dei fagioli. Così le piante vengono prima tagliate a mano, lasciate asciugare e poi pulite sulla trebbia». A tornare alla luce non è dunque solo il prodotto, ma anche le tecniche di un tempo che con la tecnologia moderna erano andate perdute. L’arrivo della trebbia, anni fa, era una festa per l’intera comunità. Questo rito è tornato a vivere ad Appignano dove, dopo la prima pulitura dei fagioli, le vergare controllano a mano il raccolto per dividere il prodotto dagli scarti. Quei momenti che sembravano vivere solo nella memoria dei nostri nonni, oggi vengono tramandati a figli e nipoti per far sì che la tradizione contadina marchigiana non vada perduta. La Regione Marche, che ha partecipato al progetto di recupero di queste coltivazioni, ha nominato un vero e proprio custode di questi prodotti: Claudio Medei detiene l’onore e l’onere di far proseguire la coltivazione dei legumi più particolari.
La manifestazione
Per la quindicesima edizione di Leguminaria si accendono i fari su un paese che è riuscito ad unire il gusto di una tavola sana e di qualità alla tradizione delle ceramiche tramandata da oltre 500 anni. Tante le cantine caratteristiche, dove i camerieri in abiti tipici serviranno, nelle tipiche ciotole di terracotta, gli assaggi di legumi, accompagnati da un buon bicchiere di Rosso Piceno delle cantine locali. Si potrà gustare un menù con piatti di legumi cucinati secondo la tradizione e conditi con gli oli monovarietali delle Marche. Novità di questa edizione: “Legumilandia” la cantina tutta dedicata ai bambini dove ci saranno un menu specifico, animazione e giochi. Negli stessi giorni di Leguminaria torna a rivivere anche l’arte ceramica con due appuntamenti importanti: l’inaugurazione della mostra conclusiva di “Convivium d’arte ceramica”, terza edizione del concorso nazionale CeramicAppignano sul tema “Vaso non Vaso” e la seconda edizione di BorgoCeramica con laboratori artigianali aperti oggi e domani nell’antica via dei Vasai, con dimostrazioni nell’arte della tornitura, mini corsi e uno spazio per i più piccoli.
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Corriere Adriatico