Chiudi le ante dell’armadio, chiudi le palpebre degli occhi e dopo un imprecisato lasso di tempo, riapri entrambi sul mondo. Se dai diamanti non nasce niente e dal letame...
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Un monologo complesso
«Vivo chiusa in un armadio per mesi, forse anni. Un giorno decido di venire fuori, apro le ante e un piccolo raggio di luce artificiale mi acceca. Esco e provo ad aprire gli occhi. Quando riesco finalmente a spalancarli, leggo che il principe Harry si sta sposando e che l’asse della terra si sta spostando. Mi butto sulla notizia meno glamour: com’è possibile che l’asse terrestre stia variando? Insomma, finché sparisce la primavera, finché cambiano le stagioni, va bene; ma che addirittura si sposti l’asse della Terra, non va bene affatto», spiega la Mannino, che del testo è interprete unica e co-autrice. Prende così avvio un monologo complesso, ricco di humour e voglia di svegliare le coscienze, dietro al quale, garantisce la Mannino, c’è una genesi lunga, complessa, e l’astioso confronto con un mondo in rapidissima evoluzione.
Un duro faccia a faccia
Un faccia a faccia duro da metabolizzare, “perché quello che si trova davanti la protagonista al nuovo contatto col mondo è un universo davvero capovolto: è una Terra in cui gli animali si estinguono a un ritmo allarmante; in cui i pesci nuotano in mari di plastica e, sulle spiagge, ci sono più tamarri che paguri. Un mondo in cui mancano acqua da bere e aria da respirare e dove, per di più, hanno inventato il filo interdentale per cani. Vedendo la pubblicità di questo nuovo prodotto, capisco che è davvero troppo: durante il mio sonno, la macchina dei cambiamenti ha davvero messo l’acceleratore, nella direzione di un cosmo in cui tutto ha perso la sua definizione, il motivo vero per cui è stata creato”.
La sensazione di spaesamento, allora, è forte e invadendo ogni cellula, produce quel cortocircuito che è la scarica di elettro-shock in grado di destare le anime. “Quello che porto in scena è uno spettacolo che vuole far ridere ma, anche, riflettere. E’ una presa di coscienza col sorriso sulle labbra perché - come ho scritto nella mia tesi di laurea in filosofia dedicata a Socrate - l’uomo può raggiungere la saggezza e definirsi davvero filosofo solo accettando la sua natura umana e la lontananza dall’olimpo degli dei e della perfezione”.
Il rumore di fuori
Un’accettazione lenta, graduale e consapevole, che la Mannino realizza all’interno dell’armadio in cui, a fine spettacolo, decide di rientrare. Accolta da quelle stesse ante tra cui, però, l’isolamento e l’indifferenza - una volta messo piede fuori e viste le cose - non sono più concesse. E dove la Terra continua a girare con lo stesso, assordante, rumore di fuori - e nessuna protezione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico