Penultimo appuntamento con la comicità di ScenaRidens al Teatro della Concordia di San Costanzo: domani alle 21,15 in scena “Barocco Shoocking Street” di e con...
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Clio, in che mondo si trova “Barocco Shocking Street”?
«Nel mondo reale: nasce da tante le scene di vita a cui io e Francesca abbiamo assistito: come osservatrici, ma che, a volte, abbiamo anche vissuto in prima persona. È uno spazio immaginario. Al centro della scena c’è solo il telefono che rappresenta “la chiamata”, quella che ognuno dei personaggi riceverà e che fa da filo conduttore a tutto lo spettacolo, ottenendo tante reazioni diverse».
Varia umanità quindi?
«Sì, anche se un po’ estremizzata e grottesca: molto teatralizzata. Ma tutto parte da un’osservazione reale, soprattutto la scena più assurda che c’è al termine dello spettacolo: è successa davvero a me, ma ha dell’incredibile! Quando si dice che la realtà supera di gran lunga l’immaginazione».
Siete due in scena, come è costruito lo spettacolo?
«Come struttura siamo partite dal “girotondo Schnitzler”, dove i vari personaggi si alternano sulla scena: alcuni si incontrano per lavoro o per caso, altri no».
Come è nata Mestieri Misti, la vostra compagnia?
«È nata anni fa e continua a sopravvivere: venivamo un po’ da varie arti, musica pittura teatro, scenografia e volevamo un nome che accogliesse l’idea che l’arte e il teatro sono dei contenitori che, all’interno, possono ospitare tante specialità diverse, tante persone che collaborano. Un po’ come nel nostro quotidiano, fatto di tante necessità e tanti mestieri».
Misti e diversi anche i vostri spettacoli?
«Certo, di vari livelli e varie tipologie di recitazione: alcuni molto sperimentali, altri classici, spaziando parecchio tra performance e concerti ed ora anche il comico. In questo spettacolo tutto è originale, dalle musiche-rumori, ai testi: tutto mio e di Francesca Montanari, che è anche una straordinaria marionettista».
Il comico al servizio della realtà?
«La frase che più lo rappresenta è che è “uno spettacolo sulla poesia della miseria umana”. Barocco Shoocking Street è il nostro tentativo di destrutturare, almeno per un attimo, le nostre modalità di classificazione, per ricordarsi che siamo noi i costruttori e i distruttori della nostra realtà».
Nel suo percorso teatrale ci sono state molte esperienze anche all’estero, frutto della sua grande curiosità?
«Io ho proprio bisogno del movimento per vivere, ma sono molto legata al fatto di essere italiana, nel senso che mi piace moltissimo immergermi in mondi diversi, ma le mie radici sono qua. Quindi, ogni cosa che imparo o studio, poi la riporto su di me: il viaggiare e contaminarsi per me è fondamentale e ho bisogno di questo per costruire qualcosa che poi venga comunque da me». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico