Elena Bucci, recente vincitrice dei primi Ubu, Duse e Hystrio, insieme a Marco Sgrosso e Gaetano Colella, saranno i protagonisti, questa sera a Urbania e domani a Civitanova...
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Felice di questi premi?
«Sorpresa direi! Fatti i dovuti ringraziamenti, penso che forse lo sguardo ad altri modi di fare teatro si è finalmente allargato, riuscendo nel tentativo di uscire dalle solite cose».
Lei interpreta due donne apparentemente diverse, ma complementari?
«È chiaro che entrambe hanno questo grande “desiderio universale”: una lo vive come un piacere, nell’inganno e nella molteplicità di rapporti, mentre l’altra, invece, lo vive con una sacralità particolare, forse nella paura nel rapporto col marito, ma, di fronte a un amore, sceglie il rischio. Esistenze diverse per un unico desiderio, anche se alla fine il vero desiderio è quello di essere riconosciuti e amati».
Un ritorno a questo romanzo per voi?
«Sì, “Le relazioni pericolose” hanno un legame bellissimo con le Marche, fu il secondo spettacolo delle Belle Bandiere che debuttò qui. Ora è completamente diverso il nostro atteggiamento, con un’attenzione ancora maggiore al passaggio dal romanzo a teatro, alla valenza del teatro come arte nella contemporaneità».
E siete anche solo in 3 sul palco?
«Esatto, in 3 e facciamo tutti i personaggi, offrendo una capacità di illusione con pochissimi strumenti. Ci tenevamo fosse una cosa che le persone potessero seguire anche senza sapere nulla del testo. E abbiamo visto che anche ragazzi molto giovani hanno subito collegato questo flusso di biglietti come un io che parla all’altro».
È importante saper scrivere?
«E bisogna pensare a chi si scrive, non solo a dire quello che pensiamo noi. Qui c’è un vero vortice di manipolazioni, dove ogni personaggio ha mille Avatar: un mondo dove ricchezza, intelligenza e talento vengono spesi in una forma di grande vacuità, incuranti del fatto che dietro l’angolo c’è la Rivoluzione Francese».
Ha definito una pericolosa tentazione, affrontare questo romanzo, perché?
«Perché è molto difficile: affascinante ma difficile. Un testo che riscopriamo ogni volta, che crea vertigine, scritto molto bene e, come tutte le opere scritte così bene, metterci le mani è una tentazione pericolosa, dove il rischio di errore è forte. Non può non rimanerti addosso qualcosa di questi personaggi: devi entrare nel vuoto della perversione che trova ragione nella ribellione e che, inevitabilmente, fa male».
Quali sono le relazioni pericolose oggi?
«Le relazioni col potere, sempre, la relazione con se stessi. Ma, in questo momento, credo sia molto più pericolosa quella con il potere, ormai corrotto. Non ne possiamo fare a meno, ma, attualmente, dare corpo alla propria passione politica o artistica è davvero molto pericoloso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico