Parte da San Severino il viaggio in Italia firmato Bozzoni e Fai

Parte da San Severino il viaggio in Italia firmato Bozzoni e Fai
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Il bilanciere appeso sul fiume Foglia - a un passo dal porto - è lì di fronte al San Bartolo e agli undici piani innalzati dal costruttore Eligio Palazzetti per esigenze di copione: trasformazione spinta del territorio. Lo scatto - bianco e nero anni Settanta - è una delle pietre miliari di Renato Bazzoni. Da Pesaro a Urbino - seguendo sempre il filo teso dall’architetto milanese che fu tra i fondatori del Fondo per l’ambiente italiano - le Marche mascherate dalla smania di modernismo tornano a tingersi del rosso dei mattoni di cotto. Disegnano borghi e cittadine e spezzano la sequenza gentile delle colline. Il sali-scendi della città ducale, per Bazzoni, ha quel colore caldo che ha saputo resistere: agli edifici fuori scala che corrodono i centri storici, al degrado dei monumenti, al traffico scomposto delle auto.


Il filtro umano
Bilanciere e mattoni, si può partire da qui, da questa terra di mezzo, per ripetere il viaggio in Italia compiuto - attraverso un filtro più umano della macchina fotografica - da quel maestro dell’obiettivo e pioniere dell’amore del territorio. Erano gli anni Cinquanta, era l’Italia agricola che si convertiva all’industria, erano i primi esodi del turismo di massa e gli oltraggi alla terra, era la fretta dell’urbanizzazione.



La mostra itinerante
Avanti - consapevoli che quella storia siamo noi - perché si riparte da San Severino che, a un anno dagli sconquassi del terremoto, non s’arrende, proprio come fece allora l’arte di Bazzoni. Così al Teatro Feronia le ferite si rimarginano negli sguardi per cercare le verità impresse nelle immagini della mostra “Conoscere e amare l’Italia. Le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, padre del Fai”. Da domenica, e fino all’8 di ottobre, in quelle vedute si potrà ripercorrere l’evoluzione, talvolta scomposta, d’un Paese. Era allora, ma è come se fosse il presente: quelle illustrazioni, che sono la prova dell’impegno civile a favore dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano, non concedono tregua e inchiodano coscienze. Tutela e manutenzione del territorio, perché i graffi di ieri sono l’urgenza di oggi in una regione piegata dalle intemperanze della terra. Organizzata dal Fondo per l’ambiente italiano con il sostegno degli Amici del Fai e la collaborazione del Comune di San Severino, la mostra è divisa in sei sezioni: a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini, circa 300 scatti, una parte di un corpus di quasi 30.000 foto, donato al Fai da Carla Bazzoni, moglie di Renato, scomparso nel 1996.

I mattoncini di cotto
Come ombre e sfumature che si inseguono. Ed ecco che “L’Architettura spontanea o rustica” svela un’Italia minuta e produttiva: il fragile habitat di Venezia, la “bellezza accattivante e splendente, quasi sfacciata” della Laguna, che l’architetto considerava poco salvaguardata, gli scempi edilizi delle zone costiere nel periodo del boom economico. Nel “Solco di Romolo” si legge il territorio, la storia dell’uomo attraverso il paesaggio che per Bazzoni era “un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono”. Bilanciere e mattoni, il capitolo Marche, “Un mare di colline”, narra invece della sfida perenne tra il degrado e il carattere forte d’una identità di architettura e paesaggi. Resistente come i mattoni di cotto che disegnano borghi e cittadine e spezzano la sequenza gentile delle colline.
 
Sabato pomeriggio il taglio del nastro
L’inaugurazione, aperta al pubblico, si terrà sabato alle 17.30 alla presenza di Rosa Piermattei, sindaco di San Severino; Alessandra Stipa, presidente Fai Marche; Maria Paola Scialdone, capo delegazione Fai Macerata; Alberto Saibene, curatore della mostra; Stefano Papetti, storico e critico d’arte; coordina l’architetto Luca Maria Cristini.

Info www.fondambiente.it. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico