A spasso tra balestre, catapulte, tra duchi e duchesse. Macchine da guerra, quelle d’assalto, messe lì, in bella mostra, ai piedi di una rocca che, in tutti questi...
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L’arte e la guerra
Arte e guerra, una guerra mai vissuta. Mondavio si offre così, nella sua semplicità e nelle sue contraddizioni. In quei vicoli, dove è tradizione festeggiare d’estate la celebre Caccia al cinghiale, il mix è pane quotidiano. Per il borgo, che dal 2003 è stato insignito del riconoscimento della Bandiera Arancione, il tempo sembra essersi fermato. Il turista in visita resta ammirato da un centro storico che è tra i meglio conservati nelle Marche. La sua conformazione urbanistica si ispira ai canoni architettonici della città come “Corpo vivente” di Leonardo e di Francesco Di Giorgio Martini. Arte e misticismo insieme. Non a caso, lo sguardo si perde e s’arresta, al tempo stesso, osservando il complesso Rocca-piazza-municipio-chiesa che rappresenta il capo mentre il corso Roma è il tronco e le vie collegate, gli arti.
I suoi gioielli
Girando per il paese, oltre alla rocca che è il simbolo di Mondavio, da vedere c’è senza dubbio l’ex convento dei Cappuccini, costruito nel 1578. La chiesa e il convento sono stati recuperati e ristrutturati e vengono utilizzati come struttura ricettiva per convegni e congressi. Poco distante, c’è la chiesa di San Francesco, trasformata più volte nel tempo dal 1292 sino all’attuale configurazione del 1700: ha un’architettura semplice e maestosa con tracce di barocco. La facciata è di cotto rosso antico: bello è il campanile affusolato, a forma di pannocchia. C’è poi la collegiata dei Santi Pietro e Paterniano: l’edificio è del 1300, è stato poi ristrutturato nel 1563 su disegno dell’architetto Bartolomeo Genga.
Il parco macchine da guerra
Affascinante e suggestivo, il parco di Francesco di Giorgio Martini, è allestito nel fossato della rocca dal 2000 su progetto dell’architetto Massimo Buratti. È unico nel suo genere e comprende fedeli ricostruzioni in dimensione reale di catapulte, trabucchi, bombarde e altre macchine d’assedio, tutte tratte ed elaborate dai disegni originali dell’architetto senese. Le macchine di legno sono state ricostruite con tecniche di lavorazione ad ascia cercando di imitare il più possibile quelle originali.
I monumenti della civiltà
Svetta, naturalmente, sua maestà la rocca, commissionata da Giovanni della Rovere intorno al 1400 all’architetto Francesco di Giorgio Martini. Tra le bellezze del paese, ci sono il teatro Apollo e il museo di rievocazione storica, istituito nel 1996. Lo spazio espositivo si articola su quattro dei cinque piani del mastio della fortezza roveresca mentre il piano superiore ospita un’armeria con pezzi di artiglieria, armature e armi bianche tra cui alcune rarità. Il museo offre al turista scene di vita rinascimentale, ricostruite con cura attraverso manichini in gesso abbigliati con costumi d’epoca.
La Caccia al cinghiale
Imperdibile è la Caccia al cinghiale, la rievocazione storica che si organizza dal 12 al 15 agosto. La manifestazione è dedicata all’arrivo di Giovanni Della Rovere per la presa di possesso del vicariato, dono di Papa Sisto IV, in occasione delle nozze con Giovanna Feltria, figlia di Federico da Montefeltro.
Teatro Apollo
Il teatro fu costruito alla e del XVIII secolo all’interno della quattrocentesca chiesa di San Filippo Neri e radicalmente ampliato nel 1887. Non si conoscono i nomi degli architetti che progettarono e rinnovarono l’edificio: la pianta a U e i primi due ordini di palchi sono del progetto originale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico