Elcito va cercata, arroccata com’è nel suo aereo isolamento. Non ci si capita per caso, ma se la scorgi da lontano, aquila di pietra appollaiata al sommo di uno...
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Non è un paese fantasma
Si cerca riparo tra i muri di pietra, per poi uscire di nuovo al vento, a cercare il panorama che si gode dagli spiazzi erbosi davanti ai portoni. Sbarrati: ma questo non è un paese fantasma, ci abitano ancora pochi anziani, fedeli a una tradizione di autosufficienza. La legna da ardere accatastata fa fede della loro presenza, assieme al fumo che si alza da qualche comignolo, subito piegato dalle raffiche. Sotto il sole dell’estate, l’associazione Pro Elcito organizza manifestazioni di gioco e di cultura, che culminano il 16 agosto nella festa del patrono San Rocco, cui è intitolata l’unica chiesetta, cinquecentesca. Ora è chiusa, ma non a causa dei recenti terremoti, che qui non hanno più potere del vento.
È vertigine, quella che si prova ad allargare le braccia e a guardare in basso, dall’alto di Elcito. «Se casca lu callà, non troa lu funnu», si dice qui: se cade il caldaro, non trova il fondo. Il visitatore, invece, vi trova quell’estasi del sublime che cantavano poeti e pittori romantici.
Fino a Canfaito per il faggio più grande
Dal castello di Elcito, merita una gita naturalistica la faggeta di Canfaito, dal latino “campum faiutum” (campo di faggi). Qui si trova il più grande faggio delle Marche, dell’età di mezzo secolo, inserito fra i 300 alberi monumentali d’Italia, nell’omonima pubblicazione del Corpo Forestale. È in compagnia di altri esemplari di un centinaio di anni più giovani, lungo il sentiero definito dalla gente del luogo “il viale dei giganti”. È luogo adatto anche d’inverno per passeggiate suggestive, da fare in presenza di neve, con le ciaspole ai piedi.
I capitelli della cripta di Santa Maria in Valfucina
Tra le pendici sud-orientali del monte San Vicino e l’altopiano del Canfaito, tra il bacino idrografico dell’Esino e quello del Musone, l’abbazia di Santa Maria di Valfucina risale alla fine del Mille. Disponeva di una vasta biblioteca e negli archivi di San Severino Marche sono conservate ben 398 pergamene provenienti da tale abbazia, che nel 1250 subì un grave incendio, iniziando così un declino inarrestabile. Crollata a causa del terremoto del 1799, si è salvata solo la cripta, nella quale si conservano degli splendidi capitelli figurativi.
Castello di Isola l’impianto è medioevale
Castello di Isola è un piccolo centro abitato che presenta un notevole impianto urbanistico medioevale. Restano pochi resti delle mura e degli edifici circostanti, mentre quasi integra svetta la torre maestra in grossi blocchi in pietra arenaria, che presenta all´interno interessanti elementi architettonici. Dentro le mura del castello si trova la chiesa dedicata a San Giorgio Martire, il cui ingresso principale è situato sotto un grande arco che dà accesso all´abitato. All´interno una serie di pregevoli affreschi di Sebastiano Ghezzi (1604).
Ecco come arrivare
Da San Severino, lasciata la strada provinciale che da Villa Potenza conduce a Castelraimondo, sulla provinciale numero 4 di Apiro, dopo Aliforni e Isola, a Castel San Pietro s’imbocca una strada montana che s’inerpica sul crinale della fascia preappenninica.
Info ww.elcito.it
Chi chiamare
Graziano Lanzi, presidente della Pro-Elcito, è disponibile a dare informazioni su Elcito. Dal sito www.elcito.it, notizie aggiornate sulle iniziative che trovano qui splendida scenografia, tra cui i concerti del San Severino Blues Festival.
Info Cell. 338 3641146. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico