La ricerca è costosa e spesso duratura nel tempo. I ricercatori studiano i meccanismi molecolari che portano allo sviluppo del tumore, cercando di sviluppare nuovi...
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Gli anni ’80 e ‘90
Il primo step è degli anni ’80 con Umberto Veronesi che introduce in Italia la cosiddetta quadrantectomia che prevede l’asportazione della sola zona del seno interessata al tumore: una tecnica poi adottata in tutto il mondo, Nel 1986, viene approvato il tamoxifene come terapia per le donne in post-menopausa: usato per 5 anni dopo la diagnosi, riduce le ricadute e aumenta la sopravvivenza. Nel 1988, Slamon scopre il ruolo del gene HER2/neu. Negli anni 90, si dà il via libera alla terapia preventiva del tumore. Nel 1990, la King identifica sul cromosoma 17 il gene mutato BRCA1. Nel 1992, Veronesi dimostra l’utilità della tecnica del linfonodo sentinella. Nel 1994, viene approvata una nuova classe di farmaci, i tassani, utile, in particolare nei carcinomi ovarici e al seno. Nel 1998, gli Usa approvano il trastuzumab, un farmaco che interagisce con il recettore HER2. Nel 1999, si introduce la terapia neoadiuvante con la chemioterapia prima della chirurgia.
Gli anni 2000
Lo studio dei geni permettevi identificare 4 sottotipi di tumore al seno, hanno inizio le terapie personalizzate. Nel 2003, la chemioterapia a intervalli ravvicinati migliora la sopravvivenza, nel 2004, fanno la loro comparsa i farmaci inibitori delle aromatasi, nel 2005, studi ad hoc considerano l’importanza della dieta, l’anno successivo viene annunciata la riduzione della mortalità per carcinoma mammario del 24% come effetto dello screening e delle terapie adiuvanti. Nel 2012, si introduce la terapia con 2 anticorpi nei tumori HER2 positivi, nel 2013, un anticorpo armato il TDM1 migliora la sopravvivenze delle donne con tumore HER2, nel 2015, infine, gli inibitori delle cicline migliorano i risultati della terapia ormonale nelle donne con tumore metastico.
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Corriere Adriatico