L'highlander Ottaviani: «Tenersi in movimento è l'elisir di lunga vita»

L'highlander Ottaviani: «Tenersi in movimento è l'elisir di lunga vita»
In atletica leggera, come nella vita, davvero si può dire che non sia mai troppo tardi. Ne sa qualcosa Giuseppe Ottaviani, nato a Sant’Ippolito, sulle colline...

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In atletica leggera, come nella vita, davvero si può dire che non sia mai troppo tardi. Ne sa qualcosa Giuseppe Ottaviani, nato a Sant’Ippolito, sulle colline pesaresi, il 20 maggio del 1916. A lui è dedicata una lunga voce su Wikipedia, chissà se scritta da uno dei figli di questo simpaticissimo ex sarto, oltre che ex militare dell’Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale, corpo con il quale gareggia dal 2014 benché il suo debutto in pista sia avvenuto a inizio anni Ottanta, quando di primavere ne aveva già circa settanta.


Sa cosa dicono di lei su internet?
«Sì: mio figlio che usa il computer mi ha detto che nel salto triplo in tutta Italia ed Europa non c’è nessuno che ha fatto i miei risultati».

Gli ultimi record in diverse gare e discipline sono dell’anno scorso: dove gareggiava?
«Ai Campionati italiani indoor di Ancona a marzo e allo stadio Montefeltro di Urbino a maggio. Però spesso a giocherellare mi ritrovo da solo o con pochissimi altri. E dire che nelle Marche abbiamo più di 1.500 centenari: gli altri dove sono?».

Secondo lei?
«Al bar, ma se vanno avanti così, presto andranno in ospedale, cosa che nessuno di noi vuole».

Quindi lei si sente di portatore di un messaggio?
«Scusa, lei chi? Nello sport ci si dà del tu: il lei non esiste. Se vedo il Presidente della Repubblica in tuta, io gli dico: “E tu che ci fai qui?”».

Capito... lo sport per te è un gioco?
«Certamente: gli antichi greci parlavano non a caso di giochi olimpici. Però ti dico il mio segreto».

Qual è?
«Io giocavo anche a dodici-quindici anni: se non l’hai fatto allora, dopo non lo fai più».

Però i ragazzi di oggi giocano magari in un modo diverso, con i telefonini.
«Si ama troppo la vita comoda e questi strumenti tascabili non sono per niente sportivi, però nella mia famiglia è diverso».

Hai anche una figlia maratoneta, infatti.
«Sì, ne ha fatte già una cinquantina. Ma lei si allena duramente».

E tu quante volte ti alleni?
«Due-tre volte alla settimana».

E cosa fai?
«In palestra uso il nastro mobile, poi qualche peso, ma roba leggera. In vista di una gara, poi, aumento un po’ la corsa, ma senza esagerare per conservare le forze».

Qualche dritta sulla dieta? Ami molto l’insalata, giusto?
«Sì: qualche foglia verde a inizio pasto fa bene perché aiuta lo stomaco a digerire. Per il resto bisogna variare come si varia lo spettacolo».

Perciò sei così asciutto?
«Ma sai, vengo da un mangiare piuttosto povero e vegetale: cento anni fa chi è che poteva consumare carne? Senza volerlo, ho fatto la dieta variata».

E poi, quando gli altri smettono, hai ripreso con lo sport, cioè a giocare.

«Lo sport rende giovani dentro ed è proprio qui il problema: se non lo sei non vai lontano, mentre invece bisogna buttarsi a capofitto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico