Nuove molecole, terapie e device: respirare bene adesso si può

Nuove molecole, terapie e device: respirare bene adesso si può
Grazie a nuove molecole, farmaci per via inalatoria, terapie specializzate e device, curare le proprie malattie respiratorie dovrebbe essere ormai facile con all’arrivo sul...

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Grazie a nuove molecole, farmaci per via inalatoria, terapie specializzate e device, curare le proprie malattie respiratorie dovrebbe essere ormai facile con all’arrivo sul mercato di molecole respiratorie sempre più numerose e più precise. Ciò nonostante, la conoscenza delle caratteristiche e della performance dell’erogatore in Italia non supera il 7%. E la mancanza di istruzioni all’uso del dispositivo inalatorio è la prima causa di non aderenza (totale o parziale) alla terapia da parte del paziente. È quanto emerso a Verona al congresso nazionale “I device inalatori nella governance delle malattie vie aeree”. L’evento è presieduto e organizzato da Roberto Dal Negro, responsabile del Cesfar, il Centro nazionale studi di farmacoeconomia e farmacoepidemiologia respiratoria della città veneta.


La scarsa conoscenza
Venendo meno la conoscenza del dispositivo inalatorio - sottolineano gli esperti - purtroppo viene conseguenzialmente meno anche il raggiungimento del risultato. È stato verificato, infatti, che oltre il 60% dell’efficacia della terapia dipende dal tipo e dalle caratteristiche del dispositivo prescelto per la loro somministrazione inalatoria. «Meno del 50% dei medici fornisce qualche spiegazione al paziente su come usare il dispositivo prescritto - denuncia Dal Negro - Inoltre i medici internisti non pneumologi non conoscono il funzionamento dei dispositivi inalatori che prescrivono in una percentuale variabile dal 53 al 93%, a seconda del tipo di dispositivo. Di essi, solo il 2% ha assistito a sessioni educazionali sull’uso dei dispositivi inalatori».

Gravi ripercussioni
Un errore, questo, che ha gravi ripercussioni sulla salute e sull’economia del paziente e che può essere più o meno facilmente evitato. Secondo Dal Negro, «il training necessario a rendere autonomo un paziente nell’uso corretto ed efficace del dispositivo inalatorio può variare da 2-3 minuti a oltre 600 minuti, con importanti riflessi sui costi di gestione, indipendentemente dal costo originale del farmaco. In certi casi, farmaco+erogatore hanno un costo basso, ma rendere il paziente capace di inalare efficacemente il farmaco con quell’erogatore può moltiplicare il costo fino a oltre 10 volte: anche qui, con importanti ricadute economiche. Secondo il tipo di dispositivo inalatorio, la percentuale di pazienti che riescono ad effettuare correttamente l’inalazione può variare dal 18 al 62%». È emerso che l’arrivo dei nuovi erogatori aiuta la performance terapeutica. «Ma è fondamentale che il medico che li prescrive ne conosca le caratteristiche al meglio, così da poter consigliare il miglior dispositivo inalatorio per quel paziente», sottolineano gli esperti. Nella due giorni veronese è stato presentato per la prima volta in Italia il metodo di valutazione globale della “usability”, un metodo che tiene conto non solo dei fattori soggettivi del paziente, ma anche del peso di tutti quei fattori decisionali indipendenti dal paziente e che consentono facilmente la scelta più appropriata del dispositivo inalatorio da usare in quel paziente.

Più rischi per chi toglie tonsille e adenoidi

Tonsilliti, otiti e mal di gola continui un tempo portavano spesso alla decisione di togliere le tonsille. Ma si tratta di un approccio corretto? A rispondere al dilemma arriva uno studio dell’Università di Melbourne e della University of Copenhagen. Secondo i ricercatori, la rimozione di tonsille e adenoidi a lungo termine è associata a un aumento del rischio di malattie respiratorie, infettive e di allergie. Adenoidi e tonsille sono in posizione strategica per agire come prima linea di difesa, aiutando l’organismo a riconoscere e bloccare virus e batteri. Lo studio ha confrontato i bimbi sottoposti a questi interventi nell’infanzia con gli altri coetanei, analizzando i dati relativi a oltre 1 milione e 100 mila bambini danesi nati tra il 1979 e il 1999. I dati erano relativi ai primi 10 anni di vita dei bimbi e in alcuni casi arrivavano fino a oltre 30 anni. In tutto circa 17.460 soggetti avevano subito la rimozione delle adenoidi, oltre 11.800 la tonsillectomia e oltre 31 mila un’adenotonsillectomia. Si trattava di bambini per il resto sani. Il team ha calcolato quindi che la tonsillectomia nei primi 9 anni di vita è associata con un rischio triplo di malattie delle alte vie respiratorie più avanti nella vita. Mentre nel caso della rimozione delle adenoidi il rischio di broncopneumopatia cronica ostruttiva e altre patologie respiratorie raddoppia. L’aumento del pericolo si conserva anche nel caso in cui il medico abbia optato per la rimozione di tonsille e adenoidi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico