Grazie a nuove molecole, farmaci per via inalatoria, terapie specializzate e device, curare le proprie malattie respiratorie dovrebbe essere ormai facile con all’arrivo sul...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La scarsa conoscenza
Venendo meno la conoscenza del dispositivo inalatorio - sottolineano gli esperti - purtroppo viene conseguenzialmente meno anche il raggiungimento del risultato. È stato verificato, infatti, che oltre il 60% dell’efficacia della terapia dipende dal tipo e dalle caratteristiche del dispositivo prescelto per la loro somministrazione inalatoria. «Meno del 50% dei medici fornisce qualche spiegazione al paziente su come usare il dispositivo prescritto - denuncia Dal Negro - Inoltre i medici internisti non pneumologi non conoscono il funzionamento dei dispositivi inalatori che prescrivono in una percentuale variabile dal 53 al 93%, a seconda del tipo di dispositivo. Di essi, solo il 2% ha assistito a sessioni educazionali sull’uso dei dispositivi inalatori».
Gravi ripercussioni
Un errore, questo, che ha gravi ripercussioni sulla salute e sull’economia del paziente e che può essere più o meno facilmente evitato. Secondo Dal Negro, «il training necessario a rendere autonomo un paziente nell’uso corretto ed efficace del dispositivo inalatorio può variare da 2-3 minuti a oltre 600 minuti, con importanti riflessi sui costi di gestione, indipendentemente dal costo originale del farmaco. In certi casi, farmaco+erogatore hanno un costo basso, ma rendere il paziente capace di inalare efficacemente il farmaco con quell’erogatore può moltiplicare il costo fino a oltre 10 volte: anche qui, con importanti ricadute economiche. Secondo il tipo di dispositivo inalatorio, la percentuale di pazienti che riescono ad effettuare correttamente l’inalazione può variare dal 18 al 62%». È emerso che l’arrivo dei nuovi erogatori aiuta la performance terapeutica. «Ma è fondamentale che il medico che li prescrive ne conosca le caratteristiche al meglio, così da poter consigliare il miglior dispositivo inalatorio per quel paziente», sottolineano gli esperti. Nella due giorni veronese è stato presentato per la prima volta in Italia il metodo di valutazione globale della “usability”, un metodo che tiene conto non solo dei fattori soggettivi del paziente, ma anche del peso di tutti quei fattori decisionali indipendenti dal paziente e che consentono facilmente la scelta più appropriata del dispositivo inalatorio da usare in quel paziente.
Più rischi per chi toglie tonsille e adenoidi
Tonsilliti, otiti e mal di gola continui un tempo portavano spesso alla decisione di togliere le tonsille. Ma si tratta di un approccio corretto? A rispondere al dilemma arriva uno studio dell’Università di Melbourne e della University of Copenhagen. Secondo i ricercatori, la rimozione di tonsille e adenoidi a lungo termine è associata a un aumento del rischio di malattie respiratorie, infettive e di allergie. Adenoidi e tonsille sono in posizione strategica per agire come prima linea di difesa, aiutando l’organismo a riconoscere e bloccare virus e batteri. Lo studio ha confrontato i bimbi sottoposti a questi interventi nell’infanzia con gli altri coetanei, analizzando i dati relativi a oltre 1 milione e 100 mila bambini danesi nati tra il 1979 e il 1999. I dati erano relativi ai primi 10 anni di vita dei bimbi e in alcuni casi arrivavano fino a oltre 30 anni. In tutto circa 17.460 soggetti avevano subito la rimozione delle adenoidi, oltre 11.800 la tonsillectomia e oltre 31 mila un’adenotonsillectomia. Si trattava di bambini per il resto sani. Il team ha calcolato quindi che la tonsillectomia nei primi 9 anni di vita è associata con un rischio triplo di malattie delle alte vie respiratorie più avanti nella vita. Mentre nel caso della rimozione delle adenoidi il rischio di broncopneumopatia cronica ostruttiva e altre patologie respiratorie raddoppia. L’aumento del pericolo si conserva anche nel caso in cui il medico abbia optato per la rimozione di tonsille e adenoidi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico