Le corsie dei nostri ospedali? Più pericolose di strade e autostrade. Lo dicono le più recenti statistiche secondo cui ogni anno, in Italia, si registrano fra i...
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Batteri ultra resistenti
A causa dell’antibiotico-resistenza i batteri mostrano una enorme capacità di sopravvivenza riuscendo a mettere in atto, e trasmettere, meccanismi di difesa molto sofisticati nel contrastare proprio gli antibiotici che, invece, dovrebbero ucciderli. Ad esserne i più colpiti sono i pazienti ospedalizzati più critici come, ad esempio, i pazienti in terapia intensiva, quelli onco – ematologici, i trapiantati. Ma le resistenze influiscono anche sugli altri pazienti in quanto minano l’efficacia di farmaci fondamentali al trattamento di infezioni più semplici.
Il triste primato dell’Italia
«In Italia – spiega il professor Claudio Viscoli, direttore della Clinica malattie infettive dell’Università di Genova e Policlinico San Martino e presidente della Società Italiana di Terapia Antifettiva – la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici è superiore, come frequenza, a quella che si osserva nella maggior parte degli altri Paesi europei e anche in alcuni Paesi extra-europei. Si tratta di una situazione critica, certamente problematica e che richiede la massima attenzione. La percentuale di Klebsielle resistenti ai carbapenemi, che sono tra gli antibiotici di ultima scelta, in Italia è arrivata a superare il 30%. Significa che una persona su tre presenta una resistenza alla maggior parte degli antibiotici disponibili. Stessa cosa per lo Stafilococco aureo, peggio ancora per l’Acinetobacter. Ma i problemi maggiori sono quelli causati da patogeni Gram-negativi multiresistenti”.
La prevenzione a rischio
Il rischio è che si continui a registrare una riduzione delle possibilità di prevenire e trattare molte infezioni batteriche comuni come infezioni delle vie urinarie, del sistema respiratorio, dell’apparato gastrointestinale ma anche che si registri un aumento della durata dei ricoveri per l’aggravarsi delle malattie e delle complicanze soprattutto in soggetti fragili, immunodepressi o sottoposti a interventi chirurgici o chemioterapia. Su tutto questo, ovviamente, può pesare un aumento dei decessi ma anche dei costi per il sistema socio sanitario.
In arrivo la terapia Zavicefta
La nuova arma a disposizione nella lotta contro le antimicrobico – resistenze è un antibiotico di ultimissima generazione, Zavicefta, innovativa terapia di combinazione di Pfizer che mette insieme la ceftazidima, cefalosporina di terza generazione, e avibactam, il primo inibitore delle beta lattamasi non beta lattamico. «È una prima soluzione a un grande bisogno insoddisfatto di antibiotici – spiega ancora il professor Viscoli – e dimostra che la ricerca, che si era fermata per quanto riguarda gli antibiotici negli ultimi venti anni, in Italia non è morta». Certo è che, nuovi medicinali a parte, l’atteggiamento nei confronti degli antibiotici deve assolutamente cambiare: «Occorre un uso molto più consapevole – sottolinea Vittorio Sironi, docente di Storia della medicina e della sanità presso la Bicocca – e poi bisogna contenere le infezioni, soprattutto in ambito ospedaliero».
Le infezioni in ospedale
Le infezioni acquisite in ospedale rappresentano una delle principali cause di morte e di aumento della morbilità tra i pazienti ricoverati. In Italia, nel 2015, secondo i dati della Società italiana di malattie infettive, sono stati registrati circa 7mila decessi dovuti a infezioni contratte durante la degenza.
I numeri della paura
In Italia la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate d’Europa. Ogni anno dal 7 al 10% dei pazienti ospedalizzati viene colpito da un’infezione batterica multiresistente. In Europa ogni anno si verificano 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti che causano 37mila decessi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico