Sono ormai passati 100 anni dalla Spagnola, la famigerata pandemia influenzale conosciuta come il peggior disastro dell’umanità. «In sei mesi, fra...
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La Spagnola
La letalità del virus era altissima: arrivò anche al 70%». A ricordarlo è il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, che oltre all’identikit della temibile Spagnola, evidenzia 3 virus da tenere d’occhio. Ma perché la pandemia del 1918 fu chiamata Spagnola? «La Spagna era una nazione neutrale, e l’esistenza di questa epidemia fu riportata inizialmente solo dai giornali spagnoli, mentre negli altri Paesi all’inizio il fenomeno fu nascosto e presentato come limitato alla Spagna. Ma l’epidemia fu pesantissima in tutta Europa e negli Usa - ricorda Pregliasco - A scatenarla fu una variante aviaria asiatica del virus H1N1, e proprio volatili e suini sono da tenere sotto controllo per il rischio di nuove pandemie». La buona notizia è che «oggi, rispetto al passato, è aumentata di molto la nostra capacità di individuare le varianti».
Le tre varianti
Ma i progressi della scienza non devono indurre ad abbassare la guardia. «In particolare ci sono 3 varianti che circolano in Cina e Usa da tenere sotto controllo: si tratta di H5N6, H7N9 e H9N2, virus contratti da persone che erano venute in contatto con pollame vivo. I volatili e i suini fanno infatti da catalizzatori del ceppo virale, come è accaduto nell’ultima pandemia del 2009», la cosiddetta febbre suina, causata da una nuova variante del virus A/H1N1.
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Corriere Adriatico