«Nonostante gli sforzi per fronteggiare l’obesità infantile, un adolescente su tre in Europa è ancora considerato sovrappeso o obeso, con i tassi...
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L’emergenza
E quello che risulta «particolarmente preoccupante», spiega Jakab «è che l’epidemia è in aumento nei Paesi dell’Europa orientale, dove storicamente i tassi sono inferiori. Sono necessarie azioni politiche ambiziose per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile» che chiede di «fermare l’aumento dell’obesità infantile. I governi devono mirare gli sforzi a questo e rompere il ciclo dannoso, dall’infanzia all’adolescenza e oltre». L’Italia è fra quei Paesi in cui la prevalenza dell’obesità risulta relativamente stabile tra il 2002 e il 2014, ma non brilla. Nel report vengono mostrati anche i trend per esempio sul consumo giornaliero di frutta e verdura da un lato, e di soft drink e zuccheri dall’altro, fino all’attività fisica e al tempo trascorso davanti a uno schermo. Per l’Italia, per esempio, risultano in generale in crescita gli adolescenti che trascorrono due o più ore al computer. Gli esperti dell’Oms Europa ricordano la portata di quella che viene considerata una delle più serie sfide di salute pubblica di questo secolo: l’obesità infantile. I bambini oversize, evidenziano, nel loro futuro sono maggiormente a rischio di diabete di tipo 2, asma, disturbi del sonno, problemi muscoloscheletrici e malattie cardiovascolari, nonché di assenze scolastiche, problemi psicologici e isolamento sociale.
Lo stigma
E «la maggior parte dei baby-obesi, circa 4 su 5, continuerà ad avere problemi di peso in età adulta, con un aumento del rischio di andare incontro a malattie, stigma, discriminazione», avverte Joao Breda, responsabile del Programma per la nutrizione, l’attività fisica e l’obesità nell’Ufficio regionale Oms per l’Europa. Il report evidenzia anche persistenti disuguaglianze. In generale, i giovani adolescenti, i maschi e coloro che vivono in famiglie con una bassa posizione socioeconomica hanno più probabilità di essere obesi. E per gli esperti è il segno che gli sforzi messi in campo non riescono a raggiungere adeguatamente questi gruppi. Per questo l’Oms Europa sollecita iniziative e interventi mirati ai teenager ad alto rischio, in ambito familiare, scolastico e di comunità. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico