La passione per i completi della sartoria napoletana, lo ‘sparato’ delle camicie perfettamente inamidato, le cravatte di Marinella, il tessuto Principe di Galles, gli...
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Passione sartoriale
«Il suo primo abito mio nonno lo acquistò con i risparmi guadagnati facendo lavoretti da manovale - racconta Elena, presidente dell’associazione di famiglia ‘Antonio de Curtis in arte Totò’ - poi partì militare e lasciò il completo in custodia a sua madre, che però fu costretta a venderlo. Quando tornò a casa ne fu dispiaciutissimo, anzi si infuriò al punto di chiedere con forza a suo padre di regolarizzare al più presto il rapporto con la madre e prendersi cura di lei. Mio nonno è sempre stato un esteta - racconta Elena, tra gli ospiti della manifestazione ideata dall’architetto Maurizio Martinello e premiata insieme con Simona Ventura e con Giulia Molteni per il design - così come amava la bellezza femminile, si circondava di bellezza, e lo testimonia l’eleganza della sua casa».
Vestaglie rosso cardinale
Racconta la nipote: «Conservo i suoi splendidi piatti e le posate d’argento con cifre e stemma, e una vestaglia di un bellissimo rosso cardinalizio con risvolti di velluto nero. Mia madre Liliana mi racconta che in casa il nonno era sempre impeccabile. Amava molto anche il profumo e la sua fragranza preferita ha ispirato ‘Antonio de Curtis’ che l’azienda napoletana Mansfield produce da qualche anno». Celebri anche le sue sciarpe di seta e i guanti. «La cosa alla quale Totò da uomo elegante non rinunciava? Le camicie bianche perfettamente stirate ed inamidate». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico