Marche e Giappone. Serra de’ Conti e Hiroshima, unite dall’amore verso i materiali e la loro accurate lavorazioni. A siglare il progetto sono stati Alessandro...
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«Ci siamo conosciuti al Pitti e ci siamo accorti che avevamo la stessa filosofia creativa e produttiva, molto accurata, non massificata, fatta di un artigianato autentico e così abbiamo deciso di collaborare. Mi ha colpito il fatto che per ogni lavorazione Backlash ha il proprio specialista: chi lavora solo il metallo, chi si occupa solo della pelle», racconta Marchesi. «Questo è solo il primo passo di una collaborazione che porterà molte idee nuove. Un progetto che permetterà al nostro brand di crescere in Giappone dove Backlash ha 40 punti vendita». La collezione è stata realizzata a quattro mani dai due creativi: Katayama ha seguito direttamente la realizzazione dei capi in pelle mentre Marchesi si è occupato dei capi realizzati con il mix tra tessuti e pelle. La pelle, ad esempio, impreziosisce i jeans con particolari toppe mentre è di montone la parte posteriore del parka. In pelle italiana sono i biker, che hanno una consistenza e una morbidezza diversa da quelli prodotti in serie. Una collezione pensata per chi è in cerca di un’identità fuori dai soliti schemi e dalle tendenze stagionali. Katayama ha avuto un interesse particolare per la pelle fin dalla prima infanzia. «Perchè amo la pelle? Mi ricorda mio padre che ho perso quando avevo 15 anni. Mi faceva salire sulla sua moto, io lo abbracciavo e partivamo. Indossava sempre un chiodo in pelle per cui l’odore del pellame me lo fa ricordare» ci ha detto Katayama secondo il quale vestirsi con la pelle è naturale: «Gli uomini primitivi si corpivano il corpo con la pelle. È con la civilizzazione che sono arrivati tessuti come lana e cotone. Credo che rinunciare alla pelle è un po’ una moda oggi, attira i media così che l’immagine del brand ne trae beneficio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico