Renata Cortiglioni, la prof che ideò il coro delle voci bianche alla Rai

Renata Cortiglioni, la prof che ideò il coro delle voci bianche alla Rai
A riprova del fatto che nella nostra regione la musica abbia trovato nel passato- e tuttora ha numerose occasioni di ritrovare nel presente-una delle più proficue ricezioni...

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A riprova del fatto che nella nostra regione la musica abbia trovato nel passato- e tuttora ha numerose occasioni di ritrovare nel presente-una delle più proficue ricezioni ed accoglienze, potendo vantare un firmamento di stelle luminosissime in tale settore, senza fare ricorso ai nomi più noti, basterebbe riportare alla ribalta la vicenda artistica di Renata Cortiglioni. Renata Cortiglioni era nata il 18 agosto del 1909 a Serrungarina –quando gli abitanti del piccolo paese del Pesarese non avrebbero mai immaginato di far parte, un secolo dopo, di un nuovo comune , quello di Colli sul Metauro –e sin da giovanissima aveva mostrato un particolarissimo interesse per la musica ed il canto. La frequenza del prestigioso Conservatorio di Pesaro le aveva permesso di avvicinare insegnanti importanti per la sua formazione, quali Amilcare Zanella e Mario Vitali e di conseguire il diploma nello studio del pianoforte.


Nelle aule del conservatorio
Nelle aule del Conservatorio intitolato al genio rossiniano, Renata Cortiglioni comprese che l’amore per la musica doveva accordarsi con l’interesse pedagogico che in lei era altrettanto sentito. Innanzitutto avrebbe proseguito negli studi musicali e poi avrebbe riversato nell’insegnamento i frutti del suo appassionato impegno. E fu così che a Roma, presso il Conservatorio di Santa Cecilia la giovane marchigiana conseguì la licenza in Canto corale. Terminato il suo ciclo di studi la Cortiglioni passò alla cattedra svolgendo il ruolo di un’austera quanto competente insegnante presso l’Accademia femminile di Orvieto nelle scuole elementari e medie della Capitale. Erano quelli gli anni più difficili per il paese che a fianco della Germania era entrato sciaguratamente in una guerra terribile e rovinosa. Quasi per ripararsi dalla ferocia bellica Renata Cortiglioni continuava ad amare allo stesso modo la musica e il mondo dell’infanzia che l’esperienza scolastica le affidava come soggetto da educare. Dopo la guerra, la brava insegnante si convinse sempre di più del valore salvifico e rigenerante dell’arte musicale e, nel 1949, all’alba della ricostruzione di un paese massacrato, ideò l’istituzione del Coro di voci bianche presso la Radio Televisione Italiana.

La sensibilità musicale
La sensibilità musicale posseduta, la qualità della sua preparazione, il rigore dell’impegno professionale che l’insegnante di Serrungarina sapeva trasferire nell’esercizio della direzione di un coro così particolare, assicurarono alla sua creazione un immediato successo. Dal 1949 al 1983, temuta dai mediocri, apprezzatissima da chi inseguiva il superamento dei traguardi più difficili, Renata Cortiglioni ha seguito quotidianamente – non esistevano festività che giustificassero l’interruzione di prove ed esercizi canori- ogni momento, dalla selezioni delle voci alle scelte dei repertori, della vita del suo Coro divenuto ben presto famosissimo anche a livello internazionale. E dal momento che l’amore per la musica era di fatto, per lei, totalizzante ella ha voluto che le sue “voci bianche” potessero cimentarsi in ogni campo, senza zone d’interdetto, dalla musica sacra a quella operistica, dalle canzoni d’autore alle musiche da film, dalle sigle radiofoniche e televisive alle canzoni per l’infanzia, mantenendo sempre il livello di eccellenza di prestazioni curatissime sul piano esecutivo. Sempre attenta alle esigenze pedagogiche, Renata Cortiglioni per la rubrica Telescuola aveva usato le voci del suo coro per illustrare la matematica nel linguaggio insiemistico. Grandi cantanti dalla Tebaldi a Corelli, ma anche da Endrigo a Dorelli, compositori del calibro di Britten o di Hindemith, ma anche di Fiorenzo Carpi o di Piero Umiliani, celebri direttori di orchestra come Leopol’dovic Rostropovic o Riccardo Muti, hanno avuto l’occasione di apprezzare l’apporto dato alle loro esibizioni dalle limpide voci angeliche del suo coro.

La documentazione rimasta

La documentazione discografica della sua attività è, dunque, per fortuna nutritissima: cambiavano negli anni, per ovvie ragioni anagrafiche i componenti della sua formazione corale, ma non veniva mai persa, nelle inevitabili sostituzioni, l’eccellenza delle prestazioni, ottenuta come abbiamo detto e come viene ancor oggi ricordato dai suoi numerosi allievi, a prezzo di impegnative e faticose ore di esercizio quotidiano. Si è spenta a Roma nel luglio del 1987. Quando, nelle rare interviste concesse, la si invitava a definire il suo ruolo nel mondo dello spettacolo, frequentato in lungo e in largo, senza atteggiamenti divistici e senza snobismi, dai grandi teatri alle umili cantorie periferiche, dagli studi televisivi alle sale di incisioni, lei rispondeva pronta: «Prima di tutto io sono un’insegnante».
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Corriere Adriatico