Così la cucina con Gioachino si è innalzata a una sinfonia

Così la cucina con Gioachino si è innalzata a una sinfonia
E' l’anno di Gioachino Rossini che, oltre ad essere un grandissimo compositore, era noto anche come grande cultore di enogastronomia. Un vero gourmet e un...

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E' l’anno di Gioachino Rossini che, oltre ad essere un grandissimo compositore, era noto anche come grande cultore di enogastronomia. Un vero gourmet e un estimatore di vini e champagne: amava abbinare il prezioso nettare ai cibi più svariati. Le cronache dei contemporanei e le sue lettere, testimoniano i suoi approvvigionamenti di tipicità alimentari d’eccellenza, ma anche la cura meticolosa nel redigere menù. Dietro questa passione non si nasconde solo la concessione alla gola ma tutta l’atmosfera culturale che Rossini respirava a partire dai caffè, luoghi di dibattito vivace per artisti, musicisti, direttori di teatri e impresari. Gastronomia e convivialità erano considerate esperienze intellettuali ed estetiche, e così l’élite parigina, che frequentava la mensa e il salotto di casa Rossini, ne discuteva con competenza e raffinatezza. Le stesse opere del Maestro hanno ispirato pietanze e, spesso, raccontano vicende e conversazioni che citano le gioie della tavola imbandita. Ecco perché, a volte anche impropriamente, molti hanno utilizzato la dizione “alla Rossini” come garanzia totale di squisitezza. Nel 2015 è nato il volume “Rossini raffinato gourmet”, basato sulla ricerca storica di Giuseppe Giovanardi attraverso la raccolta epistolare costituita dalle numerose lettere lasciate dal musicista, in gran parte presenti presso la biblioteca della Fondazione Rossini di Pesaro.


Oltre al percorso multimediale nella vita e nelle opere del Cigno di Pesaro reso possibile grazie a occhiali speciali (realizzati da Art Glass), dall’anno scorso Casa Rossini ha avviato il progetto “Rossini Gourmet” per offrire, non solo a chi opera nella ristorazione, l’opportunità di cimentarsi con le storie e le suggestioni che ruotano attorno ai leggendari aneddoti rossiniani. Un’esperienza di alta qualità, ma anche uno spazio fisico, all’ultimo piano di Casa Rossini per vivere una “degustazione teatralizzata” tra gusto, udito e olfatto in cui si abbinano alimenti e partiture di Rossini in un racconto guidato che combina la sue opere, la sua biografia, il suo territorio e le composizioni gastronomiche del suo gusto. Ogni visitatore potrà sedersi a tavola e assaporare una raffinata monodose di “prodotti rossiniani” in un packaging rigorosamente biodegradabile, mentre ascolta musica e narrazioni tramite cuffie wireless (per la durata di circa 12 minuti). Su prenotazione, la degustazione può essere individuale o per gruppi, in ogni caso fortemente conviviale per valorizzare etica e condivisione ecologica del cibo.


Curiosando nel volume di Giovanardi, scopriamo che Rossini era un gastronomo dai molti gusti: «Apprezzava la cucina originaria delle sue native Marche, la cucina italiana, quella francese e quella internazionale. Da ciascuna traeva ciò che conveniva al suo gusto cosmopolita: si faceva portare le olive da Ascoli, il panettone da Milano, vari tipi di stracchino dalla Lombardia, gli zamponi da Modena, la mortadella e i tortellini da Bologna, il prosciutto da Siviglia, i formaggi piccanti o fermentati dall’Inghilterra, la crema di nocciole da Marsiglia, e infine le sardine royal, che gli amici facevano a gara per mandargli». Per il Cigno, musica e cucina erano intrecciate a doppio filo e non poteva mancare una ricetta del Maestro, presa dalla rivista multimediale di gastrosofia “taccuini storici”, relativa alla vera e originale Insalata alla Rossini, illustrata con le parole del Maestro: «Prendete dell’olio di Provenza, mostarda inglese, aceto di Francia, un po’ di limone, pepe, sale, battete e mescolate il tutto; poi aggiungete qualche tartufo tagliato a fette sottili. I tartufi danno a questo condimento una sorta di aureola, fatta apposta per mandare in estasi un ghiottone. Il cardinale segretario di Stato, che ho conosciuto in questi ultimi giorni, mi ha impartito, per questa scoperta, la sua apostolica benedizione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico