Lyda Borelli e il fiore supremo della bellezza

Lyda Borelli (da Internet)
A Venezia si è appena conclusa una mostra di cui vorrei...

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A Venezia si è appena conclusa una mostra di cui vorrei parlarvi nel caso non l’aveste visitata: “Lyda Borelli primadonna del Novecento”; l’esposizione aveva per protagonista, ovviamente, la figura dell’attrice Lyda Borrelli, una vera diva d’inizio secolo, e si è tenuta a Palazzo Cini che fu la residenza dell’artista. Il percorso espositivo ricostruisce la vita della Borrelli attraverso una straordinaria galleria di fotografie, manifesti e documenti d’archivio: la sua attività teatrale ebbe inizio nel 1901, da subito si fece notare per il suo talento ed ebbe quindi l’occasione di recitare in importanti pieces come ne La figlia di Iorio o ne Il ferro di Gabriele D’Annunzio, fu Salomè nell’omonimo dramma di Oscar Wilde quando, per la prima volta, fu portato in scena in Italianel 1909: i giornali dell’epoca la descrivevano “danzante sull’orlo di un abisso, con le fiamme nel cuore e il fremito nei polsi”. La Borelli incarna perfettamente la modernità dei primi del secolo: la sua immagine di donna emancipata, costruita anche attraverso il carattere dei personaggi femminili che portava in scena, contribuì a creare la sua icona di diva moderna. A testimonianza di tale successo rimangono i numerosi ritratti fotografici (che vi consiglio di cercare in internet) in abiti di scena realizzati dai maggiori esponenti della fotografia di quegli anni: Mario Nunes Vais e i milanesi Arturo Varischi e Giovanni Artico. Lyda Borelli, dal 1913, fu anche un’acclamata attrice del cinema muto. Nel 1918 lasciò le scene, sposò il conte e industriale Vittorio Cini e, con il passare del tempo, la sua figura cadde nell’oblio. Grazie all’apertura di Palazzo Cini si possono ammirare le splendide opere d’arte antica e rinascimentale che la coppia collezionò e la sala da pranzo allestita dall’architetto Buzzi, negli anni Cinquanta, con le preziose porcellane della manifattura veneziana Cozzi, un capolavoro di gusto e modernità. Concludo riportando una bellissima dedica del commediografo Dario Niccodemi a questa splendida donna: “A Lyda Borelli, fiore supremo della bellezza, della grazia e del genio d’Italia. Devotamente…”.
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Corriere Adriatico