Giobbe Covatta: «Porto in scena storie che parlano dei diritti dell'infanzia»

Giobbe Covatta
FABRIANO - Venerdì 28 aprile è una giornata dedicata ai diritti dei minori con “La Divina Commediola”, reading che vedrà protagonista Giobbe...

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FABRIANO - Venerdì 28 aprile è una giornata dedicata ai diritti dei minori con “La Divina Commediola”, reading che vedrà protagonista Giobbe Covatta al “Gentile di Fabriano” (ore 21). Una personalissima versione della “Divina Commedia”, declinata e dedicati ai diritti dei bambini. Temi seri e drammatici, ma con quella punta di ironia e comicità che da sempre compenetrano l’opera di Covatta. Il reading darà il via alla “Festa di Primavera”. 


Che cosa si devono aspettare gli spettatori con “La Divina Commediola”?
«È tratta da un testo del 1274, che ci offre lo spunto per raccontare i diritti dell’infanzia. Più seriamente possiamo dire che è un reading per ricordare i diritti dell’infanzia, che sono universali e che riguardano i bambini di tutto l’universo».

Che urgenza c’è secondo lei nel dover parlare di questi diritti?
«È necessario perché i dati che mi ha fornito Save The Children ed Amnesty International parlano di numeri in crescita per quanto riguarda la violazione dei diritti dei bambini. Partiamo però dal presupposto che io faccio un mestiere che mi fa raccontare storie, quindi perché raccontare delle storie asettiche? Io per quanto detto prima voglio parlare e raccontare storie con un senso universale. E sono storie che non sono inventate, ma che coinvolgono la metà del pianeta e buona parte della metà restante non è che viva in maniera serena. I diritti dell’uomo sono quella cosa che oggi hanno valore solo per una piccola percentuale di fortunati».

Come fare per rendere consapevole quella piccola parte di fortunati allora?
«Qualcuno ne ha consapevolezza, ma spesso non essendo coinvolti direttamente non tutti siamo interessati. Quello che accade più la a volte viene ignorato. Da un certo punto di vista mi sembra che molti si comportino come quei tedeschi che vivevano a due passi dai campi di concentramento, e nei giorni successivi alla liberazione gli Alleati li scortarono a scoprire gli orrori lì compiuti. Piansero tutti, ma rimaneva la domanda: Dove eravate voi? Ecco io non voglio girare la testa dall’altra parte».

Il rischio è quello di veder ripetuta una storia con protagonisti?
«Credo che prima o poi qualcuno verrà a chiedere le stesse cose che gli Alleati chiesero ai tedeschi: dove eravate quando la Libia, la Siria e quando tutto il mondo arabo era in subbuglio? Dove eravate quanto le persone partivano dall’Africa ed affondavano nel cuore del Mediterraneo? Ecco io mi faccio queste domande, ma ovviamente essendo un attore mi farò queste domande con il mio stile per cercare di far anche divertire le persone oltre che a farle pensare».

Oltre all’attività di attore lei è anche volto storico di Amref e Save The Children, come concilia questi impegni?

«È un privilegio, e fa del bene a me oltre che a farlo ovviamente per gli altri. Ed è un privilegio che cerco di trasmettere anche a chi viene a teatro per ascoltare. Come se fossi uno di questi tedeschi che c’era e che ha provato a fermare e raccontare il dramma. Io in Africa offro il mio contributo sul posto, così come offro il mio contributo sul palco raccontando storie».
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Corriere Adriatico