A forza di vederla attraversare, sempre accompagnata dall’inseparabile cagnolina Lillina, le strade e le piazze del centro storico nell’ Ancona degli anni Trenta,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’amore mal ricambiato
Aveva poi incontrato l’amore, ma la dedizione appassionata che l’aveva legata suo compagno, era servita a quest’ultimo per poterla depredare di tutti i suoi averi. Quando era giunta ad Ancona , in lei non c’era più alcuna traccia dell’antico splendore vissuto ed esibito con grazia ed eleganza, ma soltanto i segni vistosi della miseria. Nella città dorica comunque aveva incontrato la vera solidarietà umana: le avevano consentito l’uso di alcuni locali del Teatro delle Muse perché potesse dare lezioni di canto alle signorine di buona famiglia o giovani dotati di voci promettenti.
Le lezioni alle Muse
Purtroppo il numero dei suoi allievi era del tutto insufficiente per consentirle la garanzia di un vero sostentamento. Ma la gente di Ancona era generosa e così, senza che la cosa assumesse i toni di un’operazione caritatevole, a Gemma Lorella Grimaldi, ogni giorno, fu data la possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena. Quotidianamente, infatti, era invitata in qualità di ospite a pranzo dal costruttore Emilio Borghi e a cena dall’ortopedico Giuseppe Polzinetti. Mancava la colazione ed ecco che il pittore Otello Giuliodori si offrì di servirle la colazione- paste e caffellatte- in cambio di alcune sedute di posa per la realizzazione di un dipinto. Come quel toccante ritratto realizzato da Giuliodori nell’atelier di Palazzo Ricotti davanti alla Chiesa di Santa Maria della Piazza. Durante le sedute di posa la vecchia cantante aveva indossato i gioielli, tutti falsi, che avevano arricchito i suoi costumi di scena nelle rappresentazioni delle opere più celebri e si era truccata gli occhi con il nero di un fiammifero spento, mentre Otello aveva dipinto il suo ritratto, cantando contemporaneamente, con la sua voce da baritono ,alcune arie della “Traviata”.
Il quadro e il ritratto
Il quadro “Angelo biondo” realizzato nel 1935 dal pittore anconetano, attualmente collocato nella Pinacoteca Podesti, è un piccolo capolavoro capace di raccontarci in un linguaggio espressionista di grande intensità che riprende le tonalità morbide e sfatte alla Mafai la vicenda esistenziale della sfortunata cantante, non soltanto evidenziando le tristezze e le angustie del suo infelice presente, ma anche, prefigurando, nello sguardo vuoto e quasi allucinato della donna, l’incombente dramma finale che l’attendeva.
La drammatica fine
La sua fine infatti, se non eroica, fu tragica come quella delle eroine che aveva interpretato sulla scena. Durante la guerra, dopo i terribili bombardamenti aerei del 1943,la città, ferita a morte soprattutto nei quartieri attorno al porto e alla stazione, finì per essere quasi del tutto abbandonata dai suoi abitanti. E chi non era stato sfollato nelle campagne circostante, aveva combattuto la sua guerra in fronti lontani come lo stesso Giuliodori. Gemma Lorella Grimaldi non ebbe più alcun sostentamento e rimase sola ed isolata, senza benefattori, senza amici o parenti che potessero averne cura, nel suo minuscolo appartamento di Via Astagno. I corpi senza vita dell’ “Angelo biondo” e della sua cagnolina Lillina, furono ritrovati, poi, all’interno del misero appartamento di Capodimonte: erano morte di fame.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico