Esce oggi “Equilibrium” di Allevi L'ispirazione in un'isola sperduta

Il pianista ascolano Giovanni Allevi
ASCOLI - In “Equilibrium” tra classica e rock. Le due anime profonde di Giovanni Allevi si fondono per dare vita ad un nuovo album che uscirà oggi. E...

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ASCOLI - In “Equilibrium” tra classica e rock. Le due anime profonde di Giovanni Allevi si fondono per dare vita ad un nuovo album che uscirà oggi. E già è stato annunciato il tour che lo porterà al Teatro La Fenice di Senigallia il 7 aprile (prevendite su Ticketone). Alla registrazione del disco ha preso parte anche il pianista americano Jeffrey Biegel.

Com’è nata la collaborazione?
«Alla Brooklyn Academy di New York dove insegna: un giorno un suo studente aveva lasciato sul leggìo uno spartito di una mia canzone, Jeffrey lo suonò, e rimase colpito dalla musica. Mi contattò immediatamente, regalandomi bellissime parole. Questo episodio è stato l’inizio di un’avventura entusiasmante».
“Equilibrium” rappresenta le due facce di una stessa personalità. Complicato tenerle insieme?
«Abbastanza, ma allo stesso tempo è stimolante. Considero queste due anime come la manifestazione di due forze: una è cristallizzata nel passato, mentre l’altra è viva nel presente. Non so perché, ma da sempre mi trovo nel mezzo di questo crocevia tra queste forze contrastanti. E restare in equilibrio è piuttosto difficile».
Lei ha detto di aver sempre cercato l’equilibrio, ma il meglio l’ha dato quando l’ha perso. In che senso?
«Jeffrey Biegel un giorno mi ha chiesto di comporre un brano per pianoforte. Io mi sono sbilanciato, e ho scritto un intero concerto per piano e orchestra. Questo per dire come spesso io mi ritrovi ad affrontare delle avventure artistiche folli, e proprio perché ogni tanto perdo l’equilibrio».
Lei si è rifugiato in un’isola dell’Atlantico per scrivere una parte del disco. Come mai?
«Avevo bisogno di disintossicarmi. Nel senso che volevo ritrovare il mio equilibrio psico-fisico. Mi sono dedicato molto alla corsa e alla scrittura di nuovi brani. In quel frangente, ciò che ha condizionato la composizione, è stato il silenzio e l’idea di grandi spazi davanti a me».
Poi c’è stato il periodo post-operazione agli occhi. E lì cosa è accaduto?
«Ero in Giappone e questa dimensione del silenzio si è arricchita di nuove sensazioni. “Equilibrium” è una sorta di Odissea, che è passata attraverso momenti difficili e finalmente vede la luce».
Ma c’è anche un brano che nasce dopo il terribile terremoto che colpì le Marche, non è così?
«Esattamente. Si chiama “No words”. Quel 24 agosto mi trovavo proprio nella mia Ascoli Piceno, ed ero con la mia famiglia. Quando la mattina seguente abbiamo tutti preso coscienza della gravità di ciò che era successo, la reazione è stata sicuramente quella di rimanere senza parole. Il dolore e l’angoscia che provavo è rimasta chiusa in fondo al cuore, fino a che sono riuscito a liberarla tramite questo brano. Che, però, si conclude con un accordo in maggiore, per dare un senso di speranza».
Com’è stato lavorare con l’Orchestra Sinfonica Italiana?

«Devo dare una nota di merito a questo meraviglioso ensemble. Abbiamo stretto un rapporto molto intenso durante la lavorazione del disco. Ci sono stati momenti di svago, come le partite di pallone per scaricare la tensione delle tante ore di lavoro. Ma sul palco questi musicisti esprimono un rigore ineccepibile. Credo che rappresentino un modo nuovo di concepire l’ensemble orchestrale. E soprattutto un modo nuovo di porsi, comunicare e vivere la musica classica». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico