L'elezione del Presidente, Mangialardi: «Salvini provoca e il Pd voterà scheda bianca»

Maurizio Mangialardi, presidente gruppo Pd nell'Assemblea legislativa delle Marche
Ieri mattina sembravamo essere arrivati al punto decisivo per la nomina entro oggi del Presidente della Repubblica ma nel giro di poche ore Salvini ha ribaltato la situazione...

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Ieri mattina sembravamo essere arrivati al punto decisivo per la nomina entro oggi del Presidente della Repubblica ma nel giro di poche ore Salvini ha ribaltato la situazione mettendo in campo altri nomi. Ancora. Tra questi c’è il costituzionalista Sabino Cassese e soprattutto l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini.

 

Il clima che si è creato è paradossale e probabilmente non slitterà anche la nomina del Capo dello Stato. Noi del Pd, con il nostro segretario Letta, non ci stiamo a questi giochi al rilancio ed è molto probabile che torneremo a votare scheda bianca. Uno stallo assurdo creato dalla Lega e dalla prova di forza all’interno del centrodestra culminata con l’astensione di ieri. La strada intrapresa vedeva all’orizzonte un profilo tecnico di grande levatura o la figura di un politico di lungo corso. Poi Salvini ha giocato la carta Frattini, che se non sostenuto dalla maggioranza dell esecutivo, diventerebbe una proposta da far cadere il governo subito dopo. Infatti per la prima volta nella storia dell’elezione del Capo dello Stato la sorte del Governo va di pari passo con la nomina del Presidente: tutto si tiene nella misura in cui la maggioranza riesce a confermare sulla nomina il suo sostegno. L’opzione Draghi, fortemente voluta dal Partito democratico, è stata sempre osteggiata. E in questo contesto Enrico Letta si è limitato a fare presente una cosa fin dall’inizio: è necessario eleggere un Presidente con l’intesa di tutto il Parlamento. Per due motivi, uno politico e uno numerico. Quello politico è semplice: in questo momento, l’idea di far saltare il Governo forzando la mano ed eleggendo un Presidente della Repubblica a maggioranza vuol dire giocare allo sfascio. L’Italia ha bisogno di tutto tranne che di settimane e settimane di caos istituzionale. Ma quello numerico è ancora più semplice: nessuno oggi ha un numero di grandi elettori sufficiente per eleggere il Presidente della Repubblica a maggioranza. Neanche alla quarta votazione. Perché banalmente Salvini sa che non può fidarsi totalmente dei suoi alleati e forse neanche di parte dei suoi: si è ostinato in un gioco molto pericoloso, provando a legittimare la sua leadership nel centrodestra forzando proprio sul Quirinale. Provocazioni che non porteranno mai a nulla.

 

*capogruppo Pd consiglio regionale Marche
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Corriere Adriatico