FANO - Un monito severo con un accorato appello. L’omelia di monsignor Armando Trasarti nella celebrazione serale di San Paterniano è stata una frustata contro...
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Parole chiare e vibranti che hanno consentito di leggere in filigrana le vicende dell’attualità politica del Paese e anche le dinamiche parrocchiali della chiesa locale. «Questo non significa battagliare contro i devoti - ha precisato il vescovo della diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola - ma impegnarsi perché la devozione cristiana, che è frutto di ascolto e non di parole mie, diventi una declinazione nella vita di affari, di fabbrica, affettiva, sociale e politica. Troppo comodo baciare un santino e poi mangiarsi con il portafoglio il collega di lavoro».
Il vescovo ha evidenziato la secolarizzazione della società con la perdita del senso di Dio, che non si recupera con le forme di devozione prive dell’afflato del Vangelo. «Se moltiplichiamo le processioni, le Madonne, i rosari - ha sottolineato - non cambia niente, l’Italia è devota da morire ma ha un razzismo all’80 per cento. Un’iniquità di giudizio nei confronti dei poveri che fa paura, una rancorosità anche nelle chiese che è impressionante, allora essere cristiani non è fuggire dal mondo ma è impegnarci per realizzare il Regno dei cieli nell’oggi che ci è dato di vivere, con l’esempio della nostra vita».
Trasarti con pacatezza ha espresso contenuti drammatici: «Non mancano minacce, interne ed esterne alla chiesa, quanta gente prega perché il Papa muoia presto. Ve lo garantisco. Nel mondo c’è tanta persecuzione contro la Chiesa, in Italia non c’è quella fisica, finora, ma quella psicologica e morale ci fa a pezzi. La Chiesa soffre molto più dal di dentro che dall’esterno oggi. E’ un fatto nuovo, eclatante». L'esortazione ai fedeli è stata quella di farsi portatori nella vita personale e di relazione del messaggio di giustizia e amore del Vangelo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico