URBINO - Tragico incidente,ieri, all’interno della galleria “Ca’ Gulino”. La Galleria della “Bretella” sulla strada statale 73 bis...
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E’ morta sul colpo incastrata nella sua utilitaria; gravissimi i due uomini che viaggiavano a bordo del furgone. Devono salva la vita probabilmente alla posizione rialzata di guida del mezzo. Tutto è successo nella prima meta della galleria, fiore all’occhiello della variante della statale 73 bis. L’incidente non ha interferito sul traffico immediatamente deviato dai carabinieri e dagli agenti della polizia municipale urbinate sul vecchio tracciato che collega Fermignano alla città ducale. Sulla complessa dinamica dell’incidente indaga la Polizia stradale di Urbino. Ha raccolto sul posto le testimonianze degli automobilisti presenti al momento dello tremendo schianto.
Lo scontro frontale e la posizione dei due mezzi rimasti incastrati sul tratto che sale verso Urbino dimostrano che ci sia stata un’invasione di corsia ma lasciano spazio a molte ipotesi che vanno dal tentativo di sorpasso ad una manovra infelice causata dalla distrazione. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco del comando di Urbino sono intervenute due ambulanze. Una proveniente di Pergola di ritorno dall’ospedale di Urbino ed una del potes di Urbino. I pompieri hanno ovviamente dato supporto al personale medico per estrarre i due uomini: C.C., 31 anni e M.M., 46 anni, tutte e due residenti ad Urbania. Viaggiavano nel Ducato, per conto di una ditta specializzata in idraulica. Sono stati trasportati con il codice rosso e versano in gravissime condizioni al vicino ospedale di Santa Maria della Misericordia di Urbino. Mentre per la giovane donna, non c’è stato niente da fare.
I medici delle due squadre del 118 non hanno potuto che decretare il suo decesso. All’alba dei suoi primi 40 anni, è morta nel groviglio di lamiere bianche della sua Punto. Solo dopo il via a procedere del magistrato della Procura della Repubblica di Urbino, i vigili del fuoco del distaccamento di Urbino hanno potuto smontare le due portiere dell’utilitaria e dopo venti lunghi minuti di lavoro sono riusciti a liberare il corpo della povera donna. Souad Kiram lascia tre ragazzi ed un marito. Lavorava in alcune strutture ricettive urbinati. Era una donna forte, caparbia e coraggiosa. Nel 2006 aveva sostenuto in una dura e delicata battaglia legale suo marito Rashid per fare revocare il provvedimento di espulsione dal territorio nazionale emesso dal Prefetto di Pesaro e Urbino. Una sentenza che ha fatto giurisprudenza in Italia nella gestione dei minori.
Souad aveva saputo dimostrare che, seppur la bambina nata nel 2002 ad Urbino era iscritta sul suo permesso di soggiorno, mentre lavorava era il marito, clandestino, a provvedere al benessere della figlioletta, a sviluppare i suoi affetti e interessi in Italia, a farla frequentare la scuola materna. Pertanto allontanarlo avrebbe provocato un grave trauma psico-fisico alla bimba. Marito che d’ora in poi dovrà occuparsi da solo dei tre figli. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico